Israele chiude la sua ambasciata a Dublino come rappresaglia per il deciso sostegno dell’Irlanda alla causa palestinese

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Bandiere irlandesi e palestinesi durante una manifestazione di solidarietà con i palestinesi a Gaza, a Dublino, Irlanda, 15 giugno 2024. Pietra Kilcoyne / REUTERS

Israele ha annunciato domenica 15 dicembre la chiusura della sua ambasciata a Dublino. Il governo di Benjamin Netanyahu critica la Repubblica per aver riconosciuto, insieme a Spagna e Norvegia, lo Stato di Palestina in maggio, ma anche per essersi associata, l’11 dicembre, al ricorso presentato dall’Africa del Sud alla Corte internazionale di giustizia , accusando Israele di aver violato, nella sua offensiva a Gaza, la convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione dei genocidi. “La decisione di chiudere l’ambasciata israeliana a Dublino è stata presa alla luce dell’estrema politica anti-israeliana” del Paese, si legge in un comunicato stampa inviato al Tempi irlandesi il Ministero degli Affari Esteri israeliano.

Lo ha descritto il Taoiseach (Primo Ministro irlandese) Simon Harris «deplorevole» la decisione israeliana, negando che il suo governo di centrodestra avesse attuato politiche “anti-israeliano” et affermando che la sua posizione era quella di difendere “pace, diritti umani e rispetto del diritto internazionale”. L’11 dicembre il suo ministro degli Esteri, Michael Martin, ha insistito affinché “punizione collettiva” inflitto al popolo palestinese a causa dell’intervento militare israeliano lanciato nell’ottobre 2023 contro la Striscia di Gaza, per giustificare la decisione dell’Irlanda di unirsi alla denuncia sudafricana alla Corte internazionale di giustizia.

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