Una delegazione di rappresentanti delle famiglie degli ostaggi è stata ricevuta questa domenica nell'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, in un contesto segnato da un crescente ottimismo riguardo alla possibilità di un imminente accordo per la loro liberazione.
All'incontro hanno partecipato diversi parenti degli ostaggi, tra cui Malki Shem Tov, Sharon Sharabi, Shir Siegel, Lishi Levi Miren, Udi Goren e Gil Dickman. Secondo il rapporto diffuso dal quartier generale delle famiglie, Netanyahu ha affermato che “è giunto il momento di concludere un accordo” e che ci sono “buoni motivi per essere ottimisti”.
Il Primo Ministro ha in particolare manifestato la sua disponibilità ad accettare un cessate il fuoco per facilitare il ritorno degli ostaggi, sottolineando che “ciò che ha funzionato al nord potrebbe funzionare anche al sud”. Egli ha inoltre assicurato che le considerazioni relative alla coalizione non costituiranno un ostacolo, definendole senza mezzi termini “stronzate”.
Questo incontro, il primo dopo diversi mesi, avviene sulla scia di una nuova proposta egiziana, le cui linee generali sono state discusse giovedì scorso durante una riunione del gabinetto di sicurezza. Secondo fonti ufficiali israeliane, i mediatori del Qatar e dell'Egitto ritengono che Hamas potrebbe essere disposto ad avviare colloqui accelerati, anche nel quadro di un accordo parziale e senza previo annuncio della fine delle ostilità da parte di Israele.
Nelle mani di Hamas sono ancora 101 gli ostaggi, di cui una quarantina ancora vivi.