Mercoledì i prezzi del petrolio sono scesi, penalizzati dalle cattive notizie sulla domanda negli Stati Uniti, che hanno fatto temere uno squilibrio del mercato, prima della decisione dell’alleanza OPEC+ sui tagli alla produzione. Il prezzo del barile di Brent del Mare del Nord con consegna a febbraio è sceso dell’1,78%, chiudendo a 72,31 dollari. Il barile americano del West Texas Intermediate (WTI), con scadenza a gennaio, è sceso del 2,00% a 68,54 dollari.
Dopo il rimbalzo del giorno prima, il mercato è stato penalizzato dal rapporto settimanale dell’Energy Information Agency americana (EIA). In apparenza, la pubblicazione avrebbe potuto sostenere i prezzi, dato che le azioni statunitensi sono scese di 5,1 milioni di barili la scorsa settimana, ben oltre gli 1,6 milioni previsti dagli analisti.
Aumento delle riserve di benzina
Un altro elemento positivo per i prezzi dell’oro nero è l’improvviso aumento delle raffinerie americane, che hanno utilizzato il 93,3% delle loro capacità, rispetto solo al 90,5% del periodo precedente. Ma, allo stesso tempo, le riserve di benzina sono balzate di 2,4 milioni di barili, segno di un mercato americano che non riesce ad assorbire completamente l’abbondante produzione delle raffinerie. “E l’aumento delle scorte di benzina probabilmente continuerà mentre entriamo nei mesi lenti” i consumi, con i viaggi in automobile tradizionalmente più limitati in inverno che nelle altre tre stagioni, ha avvertito Andy Lipow di Lipow Oil Associates.
Mercoledì il prezzo all’ingrosso del gasolio americano per la consegna a New York è un segno della tristezza prevalente, è sceso di oltre il 2%, al livello più basso in un mese. Secondo l’EIA, i volumi di prodotti raffinati consegnati al mercato statunitense, considerati un indicatore implicito della domanda, sono stati inferiori del 2,5% rispetto alla settimana precedente. A peggiorare le cose, la produzione di greggio statunitense ha stabilito un nuovo record la scorsa settimana, a 13,51 milioni di barili al giorno. Gli operatori confrontano questa produzione record e l’ondata di caldo delle raffinerie con la scarsa domanda americana, il che rischia di creare uno squilibrio.
Per Andy Lipow, una possibile prosecuzione dei tagli alla produzione da parte dell’Organizzazione dei paesi produttori di petrolio (OPEC) e dei loro alleati nell’accordo OPEC+, prevista al termine della riunione di giovedì, potrebbe dare impulso all’oro nero. Ma non si aspetta di vedere il barile guadagnare più di un dollaro, “perché in termini di offerta il mercato guarda soprattutto agli Stati Uniti, al Canada o al Brasile”che stanno tutti accelerando la loro produzione, anziché l’OPEC.