Lunedì la Corte d'appello di Bruxelles ha condannato lo Stato belga per il collocamento forzato in istituti di cinque ragazze di razza mista in Congo prima dell'indipendenza nel 1960, ritenendo che il loro “rapimento” delle madri costituisse “un crimine contro l'umanità”.
La corte d’appello ha annullato la sentenza del processo del 2021”.La domanda civile dei ricorrenti fondata su tale reato non è prescritta“, e”lo Stato belga è condannato al risarcimento del danno morale” delle cinque donne ormai settantenni, precisa un comunicato del tribunale.
Questo processo è stato il primo in Belgio a mettere in luce la sorte riservata ai meticci nati nelle ex colonie belghe (Congo, Ruanda, Burundi), il cui numero è generalmente stimato intorno ai 15.000. La maggior parte di loro non veniva riconosciuta dai padri e non doveva mescolarsi con bianchi o africani.
“Abbiamo vinto“, ha reagito Michèle Hirsch, l'avvocato della parte attrice. Le cinque attrici Léa, Monique, Noëlle, Simone e Marie-José sono tutte nate tra il 1945 e il 1950 dalla relazione di un uomo bianco con una donna di colore nell'ex colonia belga, oggi la Repubblica Democratica del Congo (RDC).
All'età di due, tre o quattro anni, sono stati prelevati con la forza dalle famiglie materne e collocati in istituti religiosi, dove dicono di essere stati vittime di maltrattamenti.
Tolti alle rispettive madri, senza il suo consenso, prima dei sette anni, dallo Stato belga
Secondo la loro difesa, la pratica rientrava “la politica di segregazione razziale e di rapimenti stabilita dallo stato coloniale“, ed era accompagnato da”furto d'identità“di questi bambini.”I meticci furono esclusi perché mettevano in pericolo la colonia (…) La loro ricerca d'identità è ancora oggi impedita“, ha detto il signor Hirsch all'udienza di settembre.
Lunedì la Corte d'appello di Bruxelles ha osservato che i cinque denuncianti erano stati “rapiti alle rispettive madri, senza il suo consenso, prima dei sette anni, dallo Stato belga in esecuzione di un piano sistematico di ricerca e rapimento“mirato ai bambini di razza mista”solo a causa delle loro origini“.
Compensazione
“Il loro rapimento è un atto di persecuzione disumano che costituisce un crimine contro l’umanità secondo i principi del diritto internazionale riconosciuti dallo Statuto del Tribunale di Norimberga, integrati nel diritto internazionale“, si sottolinea. La sentenza cita una risoluzione dell'ONU che conferma questi principi giuridici adottata nel dicembre 1946.
“Il tribunale ordina allo Stato belga di risarcire i ricorrenti del danno morale derivante dalla perdita del legame con la madre e dall'attacco alla loro identità e al loro legame con l'ambiente d'origine.“, precisa ancora il comunicato stampa.
Il tribunale statale belga ha condannato la colonizzazione infantile del Congo