L’Egitto ha ritirato le licenze di esercizio di 16 compagnie turistiche e le ha deferite al procuratore generale, accusandole di essere responsabili della morte dei pellegrini egiziani alla Mecca, una cellula di crisi incaricata di affrontare la situazione.
Fonti mediche e di sicurezza affermano che almeno 530 egiziani sono morti durante il pellegrinaggio alla Mecca quest’anno. La dichiarazione della cellula, creata giovedì e guidata dal primo ministro Mostafa Madbouly, afferma che 31 morti sono stati confermati a causa di malattie croniche.
Le compagnie turistiche che hanno facilitato il viaggio dei defunti non hanno fornito loro alcun servizio, compreso quello medico, si legge nella nota senza nominare le compagnie interessate.
Queste agenzie sono accusate di inviare pellegrini in Arabia Saudita con visti per visita personale, piuttosto che con visti haj che consentono l’accesso alla Mecca dove si svolgono i rituali haj.
I servizi medici offerti dalle autorità saudite per alleviare le difficoltà del pellegrinaggio non sono offerti a chi viaggia con visto personale. I pellegrini deceduti hanno dovuto attraversare il deserto fino alla Mecca per evitare l’arresto o la deportazione, aggiunge la nota.
Le autorità egiziane sostengono inoltre che le agenzie di viaggio non hanno fornito ai pellegrini “un alloggio adeguato”, aggiungendo che ciò ha causato “l’esaurimento dei pellegrini a causa delle alte temperature”.
Le autorità egiziane hanno anche segnalato 31 decessi tra i pellegrini egiziani registrati, citando “malattie croniche” come causa della morte.
La maggior parte dei deceduti non è stata registrata, si legge nella nota.
Negli ultimi giorni, centinaia di persone provenienti da diversi paesi sono morte in condizioni strazianti durante il pellegrinaggio haj nella città saudita, dove le temperature hanno talvolta superato i 51 gradi Celsius (124 Fahrenheit).
