A un anno dalla morte del giovane 16enne della Drôme, familiari e vittime si armano di pazienza mentre la giustizia cerca ancora chi, tra le 14 persone incriminate, sia il responsabile del colpo mortale.
La vicenda che infiammò la classe politica francese appena un anno fa non è ancora stata chiarita. Il 19 novembre 2023, il “Pallo invernale” di questo villaggio della Drôme provenzale degenera con scontri tra giovani arrivati in serata e un gruppo di gente del posto. In un contesto confuso, i primi estraggono coltelli e feriscono gravemente quattro persone, tra cui Thomas, uno studente liceale di 16 anni amante del rugby, che muore in ambulanza.
La destra e l’estrema destra si impadroniscono dell’argomento per denunciare la crescente insicurezza nelle campagne, che secondo loro provengono dalle periferie sensibili. Gli investigatori hanno subito effettuato i primi arresti. Altri ne seguiranno a marzo. In totale sono imputate 14 persone, tra cui tre minorenni “omicidio volontario e tentato omicidio volontario da parte di una banda organizzata”.
Quattordici imputati di cui otto in custodia cautelare
In un anno, nonostante l’ascolto di un centinaio di testimoni e l’esistenza di video, gli investigatori non sono ancora certi dell’autore del colpo mortale. Tutti gli imputati, otto dei quali restano in detenzione, negano la propria responsabilità, anche se i sospetti si concentrano su due o tre di loro, secondo una fonte vicina al caso. “Ci sono 14 incriminati ma non 14 assassini”, riassume Me Elise Rey-Jacquot che difende due uomini con il suo collega Bilel Hakkar. Difende lo scenario di a “Una rissa al ballo di fine anno che si intensifica, non un attacco razzista organizzato, pianificato”.
La famiglia di Thomas, ricevuta questa settimana dai due gip con altre vittime, è pronta ad attendere il tempo necessario per le indagini, secondo il loro consiglio, Me Alexandre Farelly. Loro hanno “Fiducia” nella giustizia e dimostrare “pazienza”. “Se vogliamo che sia reso qualitativamente, dobbiamo concederglielo questa volta”spiega l’avvocato. “È una famiglia normale, che deve affrontare qualcosa che va oltre il suo controllo. E riescono a mantenersi dignitosi”sottolinea.
“È sempre difficile, in una singola scena di violenza, identificare l’autore dell’accoltellamento, di fronte a persone che non sempre hanno voglia di parlare”rileva da parte sua il sig. Denis Dreyfus. L’avvocato si prepara a rappresentare diverse vittime, tra cui il comitato organizzatore del ballo e i giovani feriti durante la serata. Alcuni “non avevo ancora trovato la forza” intraprendere il processo di presentazione di una causa civile dopo a “una scena traumatica”nota.
Drammatica coincidenza
Quasi un anno dopo, la tragedia ha colpito ancora una volta il club di rugby dove Thomas giocava: Nicolas Dumas, 22 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco davanti a una discoteca dell’Ardèche la notte di Halloween. UN “atto intimidatorio” cosa che secondo la giustizia sarebbe andata male. “Si è stabilita una certa forma di accettazione e di “convivenza”” all’interno del club, confida Tristan Tardy, uno dei dirigenti dell’RC Romans-Péage. “Temo che stiamo ripiombando in un periodo psicologicamente complicato per molti giovani…”
Per tutti i protagonisti è stato necessario anche gestire l’eco mediatica e politica della vicenda, invadendo i feed dei social network, ma anche le strade, con comizi dell’ultradestra “per Thomas” in diverse città. Una manifestazione simile ad una spedizione punitiva ha avuto luogo anche a Romans-sur-Isère, nel quartiere della Monnaie, da dove provenivano alcuni dei sospettati.
Un candidato della RN eletto alle elezioni legislative
Mentre il dramma era ancora nella mente di tutti, Crépol ha messo in testa al primo turno delle elezioni legislative anticipate il candidato del RN Thibaut Monnier. Ha continuato a vincere il collegio elettorale. Due associazioni identitarie hanno tentato di costituirsi parti civili, senza successo.
Per giustificare il loro gesto si sono basati sulle parole di nove testimoni (su 104) che affermano di aver sentito commenti ostili “ai bianchi” la sera della tragedia. Ma altri “ho sentito giocatori di rugby che volevano “colpire la palla”” dopo l’arrivo dei giovani, ha detto il signor Romaric Chateau, allora avvocato di uno dei sospettati. L’accusa, per mancanza di prove in tal senso, non ha ritenuto aggravanti collegate all’accaduto “razza, etnia, nazione o religione”.