EDITORIALE. Meglio essere nictalope che presbite

EDITORIALE. Meglio essere nictalope che presbite
EDITORIALE. Meglio essere nictalope che presbite
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La storia ci ha commosso, divertito o scandalizzato tutti. In ogni caso, è difficile rimanere indifferenti quando pensiamo a questo sfortunato bambino di 5 anni che è stato escluso dalla classe dalla sua insegnante per aver osato pronunciare saggiamente la parola “nyctalope” – poiché la lezione era incentrata sulla capacità dei gatti di trovare il loro cammino nell’oscurità (1).

Non sopraffaciamo questo povero maestro che, oggi, deve provare tanti rimpianti. Dopotutto non siamo tutti specialisti in felini, ricci, gufi… e altri animali dotati di visione notturna. Ma saremmo comunque tentati di prescrivere un appuntamento con l’otorino, accompagnando in regalo un dizionario. Perché se la vicenda mette in luce questi ragazzi dell’HPI (2) capaci di ricordare più parole della media, mette in luce anche alcune carenze dell’Istruzione nazionale.

Ma la scuola dovrebbe rappresentare la culla dell’apprendimento della nostra lingua francese, così bella, così nobile e così sottile. Vogliamo quindi ricordare al personale docente di diffidare delle apparenze, degli omonimi, degli omofoni e di tutti questi falsi amici linguistici che abbondano nel dizionario. Perché di questo passo, i roditori allergici alle cucurbitacee e ad altri logori calibiti in tuta eburniana che popolano a ritmo nicthemerico presto non avranno più il diritto di vivere…

Quale lezione impareremo da questa storia? È meglio essere nictalope che presbite.

1. Leggi le nostre edizioni del sabato.

2. Elevato potenziale intellettuale.

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