Biglietto. L’unico prezzo che conta

Biglietto. L’unico prezzo che conta
Biglietto. L’unico prezzo che conta
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È una pratica commerciale dal nome barbaro, Shrinkflation, che fa sobbalzare i consumatori. Qualsiasi marchio produttore o distributore può ridurre l’imballaggio di un prodotto senza ridurne il prezzo. O meglio ancora, ridurre la quantità del prodotto vendendolo a un prezzo più alto. E tutto questo in perfetta legalità per consentire all’industria alimentare di lottare contro l’inflazione galoppante e preservare i propri margini a scapito del consumatore.

Elisabeth Borne, allora primo ministro, promise di vietarlo, ritenendo il processo “scioccante”. Oggi il governo ha deciso di regolamentarlo, il minimo che possa fare visto il cinismo della situazione.

Si specifica nella Gazzetta Ufficiale che dal 1 luglio i supermercati di oltre 400 mq dovranno installare avvisi visibili e leggibili che avvertono di tale pratica sopra o in prossimità dei prodotti interessati. Chiaramente bisognerà evidenziare la riduzione del contenuto quando la confezione è la stessa per evitare di trarre in inganno il consumatore. Etichette che avranno sicuramente un effetto deterrente, a patto che i grandi marchi stiano al gioco, pena una multa.

Ma ciò non risolverà in alcun modo l’insicurezza alimentare in Francia, una piaga che colpisce sempre più famiglie. Si tratta solo di un primo passo verso una maggiore trasparenza, che non deve farci dimenticare l’essenziale. L’unico prezzo che conta è quello unitario, al litro o al chilo, l’unico valore standard per avere un’idea precisa, sugli scaffali dei nostri supermercati preferiti.

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