film da vedere (o no)

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Ecco la nostra selezione di recensioni di film d’autore per la settimana del 1° maggio.

Se i film americani monopolizzano gli schermi con “The Fall Guy” e “At the End of the World”, ci sono piccole chicche da trovare nella sezione del cinema d’autore.

“Il Fiore di Buriti” di João Salaviza, Renée Nader Messora (4/5)

Con Ilda Patpro Krahô, Francisco Hỳjnõ Krahô, Solane Tehtikwỳj Krahô…

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Il sublime “La canzone della foresta” dello stesso João Salaviza, Renée Nader Messora aveva dato loro un’esistenza cinematografica. “La Fleur de Buriti” estende il gesto con un’esplorazione etnografica ma anche storica del popolo Krahô, massacrato dagli europei venuti per appropriarsi della loro terra e dei loro pappagalli. Il film mostra la loro resistenza pacifica quando Jair Bolsonaro cercava definitivamente di prendere il controllo delle ricchezze dell’Amazzonia. La parte migliore del film sta nel personaggio della ragazzina perseguitata dai massacri del passato. Se vuoi dimenticare tutto, piscia nel fiume, gli dice la guardia del villaggio, consapevole che la lenta assimilazione è già in corso – i guerrieri cacciano nei supermercati, scherza sua madre. Yannick Vely

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“Stato Limitato” di Nicolas Peduzzi (3/5)

È un segreto di Pulcinella che il Covid ha portato alla luce senza alcuna pietà… La corsa al profitto e l’invecchiamento della popolazione hanno messo il sistema ospedaliero francese sull’orlo del precipizio. Macchina fotografica alla mano e mai nascosto ai pazienti, Nicolas Peduzzi segue l’unico psichiatra dell’ospedale Beaujon di Clichy. Jamal Abdel-Kader percorre instancabilmente i corridoi dell’istituto, si reca con assiduità al capezzale dei malati e cerca di superare le numerose carenze dell’istituto. Anche a costo di rasentare il burnout e soffrire di mal di schiena, come se portasse tutto il peso del mondo sulle spalle. Yannick Vely

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“Una questione di principio” di Antoine Raimbault (2/5)

Con Bouli Lanners, Céleste Brunnquell…

Manipolazione politica, lotte per l’influenza, corruzione e… José Bové! Antoine Raimbault non ha scelto la strada facile adattando il libro dell’ex leader agricolo divenuto deputato europeo, testimone di uno scandalo che scosse le istituzioni di Bruxelles nel 2012 alle prese con le lobby del tabacco. C’è molto da dire sull’argomento, forse troppo quando si tratta di decodificare i misteri di un mondo politico ripiegato su se stesso e sui propri interessi. Sicuramente troppo didattico e troppo accademico nell’argomento, il film padroneggia il suo lato thriller politico. Bouli Lanners interpreta l’alieno Bové, gettato nell’arena del potere, con una mimica sorprendente. Avere. Fabrice Leclerc

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