la forza del dollaro rimane dominante

la forza del dollaro rimane dominante
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dedollarizzazioneun argomento che emerge spesso, sembra richiedere tempo per realizzarsi, almeno quando si tratta di transazioni internazionali.

Nonostante le discussioni, il dollaro continua a dominare gli scambi, rappresentando il 48% nel 2023, il massimo degli ultimi dieci anni secondo i recenti dati di Swift. Alcuni paesi stanno facendo più progressi di altri in questo processo, come Russia e Cina.

Quest’ultimo, in particolare, da tempo cerca di ridurre la propria dipendenza dal dollaro, rivolgendosi all’oro come alternativa. I dati mostrano massicci acquisti di oro da parte della Cina nel gennaio 2024 diciassette mesi consecutivi di acquisti netti da parte della sua banca centrale.

Tuttavia, la vera dedollarizzazione su scala internazionale sembra ancora lontana. Potremmo piuttosto parlare di un sistema monetario multipolare, dove il dollaro rimane un riferimento importante, ma stanno emergendo nuove valute come lo yuan.

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Nel breve termine è difficile immaginare una sfida all’egemonia del dollaro. L’economia americana supera di gran lunga quella del resto del mondo, in parte a causa del suo considerevole deficit di bilancio anche in tempi di pace. Ciò attira investimenti verso asset denominati in dollari, rafforzando la sua posizione.

Il differenziale dei tassi di interesse è stato il principale motore dei movimenti valutari negli ultimi mesi, ed è probabile che rimanga così anche quest’anno. Secondo alcuni analisti, la Federal Reserve americana non dovrebbe abbassare i tassi prima di settembre, mentre la Banca Centrale Europea prevede un taglio già a giugno, o addirittura più significativo del previsto secondo alcuni dei suoi membri.

Ciò accentuerà il differenziale di tasso tra Europa e Stati Uniti, favorendo il dollaro.

Per quanto riguarda la coppia EUR/USD, anche se alcuni temono un ritorno alla parità, ciò sembra improbabile.

Anche se la BCE dovesse abbassare i tassi più del previsto, altri fattori, come il miglioramento dell’economia, dovrebbero sostenere l’euro. Nel breve termine la coppia EUR/USD potrebbe invece avvicinarsi alla zona 1,05.

La situazione in Medio Oriente, anche se meno pubblicizzata, continua a preoccupare i mercati e a pesare su alcune valute locali. Ad esempio, lo shekel israeliano continua a scendere dopo che S&P e Moody’s hanno declassato il rating sovrano di Israele.

Sebbene il rating rimanga onorevole, l’economia mostra segni di rapido deterioramento, soprattutto a causa delle persistenti tensioni nella regione, in particolare con l’Iran. Per il momento la Banca d’Israele non sembra intervenire direttamente sul mercato dei cambi per sostenere lo shekel, ma questa opzione resta possibile se la situazione dovesse peggiorare.

Vale la pena osservare attentamente le fluttuazioni nella regione, poiché possono causare interruzioni della volatilità su scala globale.

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