Julian Assange, gioiosa liberazione – Il Corriere

Julian Assange, gioiosa liberazione – Il Corriere
Julian Assange, gioiosa liberazione – Il Corriere
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La fine del tunnel? Sembra che il calvario di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, sia giunto al termine. Nella notte tra lunedì e martedì è stato annunciato un accordo a sorpresa. Al termine della quale il denunciante ha accettato la dichiarazione di colpevolezza per il reato di “associazione per delinquere finalizzata all’acquisizione e alla divulgazione di informazioni relative alla difesa nazionale”. Il che dovrebbe fruttargli una semplice condanna a 62 mesi di carcere. Vale a dire la pena già scontata in Gran Bretagna.

Questo accordo deve ancora essere ratificato da un giudice nelle Isole Marianne, un territorio americano situato nel Mar delle Filippine orientale. Nel frattempo, è da uomo libero che Julian Assange ha lasciato il carcere di Belmarsh, alla periferia di Londra. Un breve filmato lo mostra mentre sale su un aereo. Un volo privato, charter, per il quale è appena stato lanciato il crowdfunding. Anche Stella Assange, la moglie del delatore, chiede che il furto venga monitorato con attenzione: non si può mai escludere un brutto scherzo.

Quindi contrattare può sembrare un po’ frustrante. Ma, in definitiva, non disonorevole. Il signor Assange si è sempre assunto la responsabilità di queste fughe di notizie. Ricordiamo che questi hanno messo in luce in particolare la commissione di crimini di guerra, compreso l’assassinio di due giornalisti Reuters da parte delle forze armate statunitensi. Stiamo ancora aspettando che i colpevoli vengano processati.

Ciò gli era valso l’inimicizia di Hillary Clinton; lo aveva rispedito trasmettendo le email inviate tramite la sua messaggistica privata, in violazione delle procedure in materia. Ciò aveva contribuito ad offuscare l’immagine del giornalista: le fughe di notizie erano state senza dubbio orchestrate da hacker russi. Ma ciò non giustifica in alcun modo il comportamento strano e persino pericoloso dell’ex Segretario di Stato.

Il compromesso è senza dubbio un sollievo per gli Stati Uniti. Estradizione, seguita da una probabile condanna – si parlava di 175 anni di carcere! –, in regime eccezionale, avrebbe costituito un pericoloso precedente. Le rivelazioni di WikiLeaks sono state utilizzate da tutti i principali giornali. La condanna dell’informatore ha messo in pericolo il lavoro di questi titoli. Per Julian Assange si può parlare di liberazione. Il suo stato di salute è stato compromesso da dodici anni di privazione della libertà: sette anni da recluso nell’ambasciata ecuadoriana, poi cinque anni in un carcere di massima sicurezza a Londra. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla questione ha addirittura paragonato il suo caso alla tortura.

La questione che resta aperta è quella della libertà di informare e del diritto a conoscere. Questo pilastro della democrazia è sotto attacco da tutte le parti. Il caso di Julian Assange ha gettato una luce dura su questo tema e sul disprezzo con cui viene trattato dagli stati che rivendicano valori democratici. Questa questione deve rimanere in prima linea nelle preoccupazioni delle persone preoccupate per le libertà pubbliche, in questi tempi di populismo, autoritarismo e ascesa dell’estrema destra. Questa lotta fondamentale non si esaurisce quindi con questa liberazione, per quanto gioiosa possa essere.

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