Contro gli additivi alimentari, Yuka ora adotta una politica di “nome e vergogna”. L'applicazione francese che permette ai suoi utenti di vagliare la qualità dei prodotti alimentari lancia martedì una nuova funzionalità. Il suo obiettivo è consentire di rendere pubblici i produttori che utilizzano uno dei 55 additivi classificati come “a rischio” e indicati in rosso sulla domanda.
“Le autorità pubbliche purtroppo impiegano troppo tempo per vietare, vietare sostanze controverse, dobbiamo aspettare decenni”, si rammarica Julie Chapon, cofondatrice di Yuka, a France Inter. Grazie alla nuova funzionalità conta sui 22 milioni di utenti francesi per accelerare i tempi.
E per fare questo ci sono due possibilità. Il primo è contattare direttamente via e-mail il servizio clienti di un marchio che utilizza un additivo controverso, utilizzando un modello scritto da Yuka. Ad esempio per il muesli croccante al cioccolato al latte della linea “U! “, l'email è scritta così: “Buongiorno, ho scansionato il prodotto 3256224124887 sull'applicazione Yuka. Contiene un additivo valutato come rischio (Mono- e digliceridi degli acidi grassi). Questo additivo potrebbe, in caso di consumo elevato, aumentare il rischio di cancro e malattie cardiovascolari. Si sospetta inoltre che possa alterare la flora intestinale, il che potrebbe comportare un aumento del rischio di malattie autoimmuni e allergiche, nonché del rischio di malattie infiammatorie. Vi chiedo di rimuoverlo per tutelare la salute dei consumatori. »
La seconda opzione consiste nel fare appello al marchio “Ho scansionato uno dei vostri prodotti su @YukaApp, contiene un additivo valutato come rischio (E471). Vi chiedo di cancellarlo per tutelare la salute dei consumatori”, si precisa nel caso specifico. In totale, tra i tre milioni citati, si possono identificare circa 15.000 prodotti.
Tra i tanti additivi alimentari controversi troviamo in particolare dolcificanti dannosi per il microbiota intestinale, emulsionanti che potrebbero aumentare il rischio di malattie metaboliche come il diabete, o addirittura coloranti sospettati di favorire l'iperattività nei bambini.