Uno speleologo di Namur fotografa la stanza più grande d’America

Uno speleologo di Namur fotografa la stanza più grande d’America
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Immaginate un imponente spazio desertico, di cui non si vedono né il soffitto né le pareti, a 337 metri di profondità. Scoperta nel 1999, la Muñeca Fea (“brutta bambola” in spagnolo), situata nella catena meridionale della Sierra Madre-Orientale, in Messico, è la più grande stanza sotterranea del continente americano.

Sei giorni di esplorazione

Grazie alle misurazioni di un gruppo di speleologi inglesi, effettuate utilizzando il lidar (tecnologia di telerilevamento) nel 2017, è stato possibile stabilire la sua lunghezza in 396 metri per 238 metri di larghezza e 225 metri di altezza. Abbastanza per classificarla come la quinta stanza più grande del mondo.

Attivo in questa zona dal 2002, lo speleologo di Namur Gaëtan Rochez ha avuto l’opportunità l’anno scorso di fotografare la Muñeca Fea con un team di tre persone. Un esercizio pericoloso data l’assenza di luce nelle profondità di questo sito. A questo scopo sono stati necessari ben sei giorni di spedizione dopo uno studio teorico sulla realizzazione della foto.

Dotato dell’attrezzatura adeguata (rampe, corde, flash, batterie, ecc.), il gruppo è sceso nella stanza per immortalare i suoi 5,9 milioni di metri cubi. Sul posto, il fotografo ha definito l’inquadratura e ha cercato di non dimenticare nessuna zona, nonostante la difficoltà di orientarsi in questo volume nero. Il risultato sono circa 400 flash burst, prodotti durante 8 ore di lavoro continuo.

Gallerie ancora da scoprire

Oltre alle fotografie, l’esploratore ha appena raccontato la sua esperienza in un articolo, pubblicato sulle riviste Regards de l’Union Belge de Spéléo (BE) e Spéléo Magazine (FR). Il suo testo dovrebbe apparire anche su una rivista inglese e messicana visto il carattere internazionale di questa spedizione.

Questa avventura messicana, però, non dovrebbe essere l’ultima a Muñeca Fea, che nasconde ancora alcuni segreti. “Nella stanza ci sono gallerie in altezza, il cui ingresso non è stato ancora scoperto.“, afferma Gaëtan Rochez, tecnico del dipartimento di geologia di UNamur. Nascosto dalla vegetazione della giungla messicana, questo passaggio dovrebbe quindi fornire nuovi elementi di risposta su questo sito eccezionale.

30 anni di esperienza

Fu all’età di quattordici anni che Gaëtan Rochez scoprì la passione per la speleologia. In 30 anni di esperienza ha viaggiato in Messico, Yemen e Filippine, scoprendo luoghi insospettabili. “La cosa bella è mettere piede dove l’uomo non ha mai messo piede“, confida lo speleologo.

Un interesse che lo ha portato nei meandri della terra, fuori dal tempo e dalla civiltà.

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