Mercato ortofrutticolo: opacità a tutti i livelli, rileva il Consiglio della concorrenza

Mercato ortofrutticolo: opacità a tutti i livelli, rileva il Consiglio della concorrenza
Mercato ortofrutticolo: opacità a tutti i livelli, rileva il Consiglio della concorrenza
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Il Consiglio evidenzia così tutta una serie di disfunzioni nella catena del valore ma anche dalla produzione alla commercializzazione. Tra i problemi identificati, rileva l’assenza di un quadro giuridico specifico. Le normative, infatti, non rispondono più alle attuali esigenze del settore, i mercati all’ingrosso di frutta e verdura impongono le proprie leggi. Questa scappatoia legale ha incoraggiato la speculazione, esacerbando gli squilibri nella catena di approvvigionamento.

IL Consiglio evidenzia anche le sfide logistiche e strutturali affrontate dai grossisti di frutta e verdura. La quantità, la grande varietà e la deperibilità dei prodotti, unite ai percorsi di distribuzione lunghi e pericolosi, alimentano i problemi della speculazione e degli sprechi. Inoltre, poiché il Marocco è lungi dall’aver raggiunto l’autosufficienza alimentare, la sua dipendenza dalle importazioni per soddisfare la domanda nazionale espone il paese a rischi legati alle fluttuazioni dei prezzi sui mercati internazionali.

Il rapporto si è concentrato su tre domande principali: quali sono i cambiamenti politici e istituzionali essenziali da intraprendere in via prioritaria? Dove e come dovremmo concentrare le nostre risorse disponibili? Come dovrebbe essere concepito lo sviluppo agricolo per essere efficiente ed efficace?

IL Consiglio segnala che le politiche pubbliche dovrebbero adattarsi alla situazione specifica del Marocco e rispondere in via prioritaria alle sue esigenze. Sebbene non esista una soluzione universale pronta all’uso, sono stati avanzati alcuni suggerimenti generali, applicabili a tutto il Paese o adattati a situazioni tipiche riscontrate in alcune regioni. L’opinione di Consiglio sostiene l’idea che sia fondamentale agire su due fronti principali. Ristabilire il collegamento tra produttori e consumatori (la disgiunzione degli interessi di ciascuno costituirebbe un pilastro del capitalismo), da un lato, e la “rilocalizzazione” delle vendite agricole, evidenziando iniziative su scala locale, dall’altro. L’ipotesi è che questo collegamento con il ” Locale “ promuoverebbe a ” prossimità “ con il produttore (agricoltore, ortolano, macellaio, pescivendolo, pasticciere, ecc.) e una certa equità (prezzi convenienti e posizione strategica: né ipercentro, né troppo lontano).

A ciò si aggiunge l’importanza di informare ed educare i consumatori sulle problematiche alimentari. La conoscenza consente di prendere decisioni informate e di partecipare attivamente alla trasformazione dei sistemi agricoli. Sensibilizzare il grande pubblico, in particolare attraverso i media, su temi quali la provenienza del cibo, le condizioni di lavoro degli agricoltori, gli impatti ambientali delle diverse forme di agricoltura, è necessario per promuovere una democrazia alimentare realmente inclusiva.

Consentendo ai consumatori di compiere scelte informate e consapevoli, il Consiglio spiega che una governance rafforzata contribuirebbe a definire sistemi alimentari più giusti, sostenibili ed equi.

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