Martedì 17 dicembre si aprirà a Tarbes (Alti Pirenei) il processo contro il rugbista, autore di un pericoloso contrasto che ha lasciato Mathias Dantin tetraplegico. I fatti risalgono a dicembre 2022, Mathias aveva 17 anni. Da allora la sua vita e quella della sua famiglia sono state completamente stravolte.
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Sono passati due anni da Mathias Dantin attendere questo processo. L’autore del gesto che lo ha reso tetraplegico è indagato per violenza con conseguente invalidità permanente. Per Mathias non ci sono dubbi sulla natura intenzionale.
“Appena mi è successo ho capito subito che c’era l’intenzione di fare del male, testimonia Mattia. Dato che avevo già rilasciato la palla, davo le spalle alla difesa, quindi lui è arrivato dietro di me. E una volta che mi ha preso da dietro, mi ha sollevato all’altezza della vita, mi ha portato per 3-4 metri. E poi, è stato allora che mi ha lanciato in avanti e si è schiantato a terra. Che mi ha colpito per primo la testa e mi ha piegato il collo.
Il giocatore che ha commesso questo pericoloso contrasto nel dicembre 2022, durante una partita a Bagnères-de-Bigorre negli Alti Pirenei, non è stato sanzionato. Lo ha fatto ha continuato a giocare a rugby. Dopo la tragedia, né lui né il suo club hanno più avuto notizie di Mathias. Gli disse di non aspettarsi più nulla da loro il giorno del processo.
“Non cerco perdono né che mi implori, tutt’altro, ma solo che riconosca i suoi errori, Mattia ha spiegato. Sto davvero solo aspettando il riconoscimento. Sicuramente economico, perché sappiamo che la disabilità comporta tanti costi, tanti costi quotidiani. Ma al di là di questo, riconoscimento morale e soprattutto rispetto: diteci, ecco, la famiglia Dantin ha subito questo attacco e noi vi riconosciamo come vittima”.
Per i suoi genitori Mathias ha subito un attacco e non un incidente. “Ciò che voglio è che questa persona comprenda e si renda conto dell’azione che ha causato, afferma Jérôme Dantin con emozione. Questo è tutto. Perché tutti sono incapaci di schiaffeggiare qualcuno. Fa parte di un’aggressione. Ma rendere una persona tetraplegica per tutta la vita è un’altra cosa”.
La tragedia sconvolse la vita di tutta la famiglia. Per due anni i suoi genitori smisero di lavorare per dedicarsi al giovane. “Non lo speravamo per lui, testimonia sua madre, anche lei sconvolta. Volevamo così tanto che fosse felice, che fosse come tutti gli altri. E lì do il 100% per lui. Tutto quello che faccio è per lui, per renderlo il più felice possibile, per cercare di migliorare la sua vita quotidiana”.
Martedì prossimo, l’autore del placcaggio comparirà da solo davanti al tribunale penale di Tarbes. Perché non sono state convocate né l’Unione sportiva scolastica nazionale né l’istruzione nazionale.