Riduci il rischio di Alzheimer aumentando la tua riserva cognitiva

Riduci il rischio di Alzheimer aumentando la tua riserva cognitiva
Riduci il rischio di Alzheimer aumentando la tua riserva cognitiva
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Non fumare, fare attività fisica regolarmente, consumare un’elevata assunzione di piante e praticare attività intellettuali stimolanti sono associati a un ridotto rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer in età avanzata, promuovendo la riserva cognitiva.

Gli esseri umani si distinguono dagli altri animali per la loro intelligenza ed è per questo motivo che spesso tendiamo a considerare il cervello come un organo separato, che ha uno status particolare per la sua capacità di generare fenomeni anche complessi come pensiero, emozioni, ecc. linguaggio e memoria.

Tuttavia, come per tutti gli organi del corpo umano, queste funzioni cognitive avanzate diminuiscono gradualmente durante l’invecchiamento, una tendenza che accelera dopo i 50 anni e aumenta significativamente il rischio di malattie neurodegenerative in età avanzata. A partire dai 65 anni, ad esempio, il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer raddoppia ogni 5 anni, raggiungendo quasi il 50% dopo gli 85 anni. Queste disfunzioni cerebrali hanno un impatto devastante, perché rappresentano attacchi diretti alla nostra natura intima e alla nostra dignità, un’intrusione nell’essenza stessa di ciò che costituisce l’esistenza umana.

Riserva cognitiva

Sebbene l’aumento dell’incidenza delle malattie neurodegenerative sia stato a lungo considerato una conseguenza inevitabile del processo di invecchiamento, diversi studi condotti negli ultimi decenni hanno evidenziato alcuni fattori legati allo stile di vita degli individui che potrebbero consentire di ridurre significativamente il rischio di sviluppare queste malattie, in particolare un’attività fisica e intellettuale regolare (1).

Un punto comune a molti di questi fattori è quello di favorire la formazione di quella che viene chiamata “riserva cognitiva”, vale a dire un aumento del numero di connessioni interneuronali che permette di contrastare la perdita di funzione neuronale associata al normale invecchiamento . È stato infatti osservato che il danno strutturale tipico della malattia di Alzheimer (la comparsa di depositi di proteine ​​beta-amiloide e tau in particolare) è rilevabile più di 20 anni prima della diagnosi della malattia (2).

Studi autoptici hanno scoperto che questi depositi erano presenti anche nel cervello di persone anziane che non presentavano sintomi evidenti di Alzheimer fino alla morte, suggerendo che queste persone hanno sviluppato una riserva cognitiva della malattia di Alzheimer durante la loro vita che ha permesso di stabilire circuiti neurali dotati di questa malattia flessibilità e adattabilità necessarie per compensare la perdita di neuroni difettosi.

Lo stile di vita anti-Alzheimer

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Uno studio recente illustra chiaramente il ruolo cruciale delle abitudini di vita nella costruzione di questa riserva cognitiva (3). Seguendo da vicino 586 persone per diversi decenni fino alla loro morte (età media alla morte 91 anni), i ricercatori sono stati in grado di raccogliere informazioni su diversi aspetti del loro stile di vita, valutare regolarmente la loro funzione cognitiva e analizzare la presenza di danni strutturali tipici delle demenze come come morbo di Alzheimer a seguito di un’autopsia.

È stato valutato l’impatto di 5 fattori principali associati allo stile di vita sul rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer, vale a dire 1) assenza di fumo; 2) almeno 150 minuti settimanali di attività fisica; 3) una dieta di tipo mediterraneo, ricca di alimenti di origine vegetale; 4) consumo moderato di alcol e 5) impegno in attività intellettualmente stimolanti.

I ricercatori sono riusciti a dimostrare che un punteggio più elevato nello stile di vita (ovvero una maggiore aderenza ai 5 parametri studiati) era associato a una migliore funzione cognitiva, anche con l’avvicinarsi della morte. Questa associazione è stata osservata anche quando sono stati rilevati diversi marcatori della malattia di Alzheimer nel cervello dei partecipanti, suggerendo che questi fattori legati allo stile di vita potrebbero consentire l’acquisizione di una riserva cognitiva in grado di compensare queste anomalie molecolari e di mantenere le capacità cognitive negli anziani.

Come tutte le malattie croniche, la malattia di Alzheimer non è una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. In molti casi, possiamo prevenire questa malattia attraverso l’adozione di uno stile di vita complessivamente sano che ottimizzi la funzione dei neuroni e contrasti gli effetti deleteri dell’invecchiamento.

(1) Livingston Get e coll. Prevenzione, intervento e cura della demenza: rapporto 2024 della Commissione permanente di Lancet. Lancetta 2024; 404: 572-628.

(2) Jia Jet e coll. I biomarcatori cambiano durante i 20 anni precedenti la malattia di Alzheimer. N. ingl. J.Med. 2024; 390: 712-722.

(3) Dhana K e coll. Stile di vita sano e cognizione negli anziani con neuropatologie comuni di demenza. JAMA Neurol. 2024; 81: 233-239.

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