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Lo studio Uno studio caso-controllo effettuato con partecipanti di età media di 72 anni e per il 61% uomini, comprendente 346 pazienti affetti da malattia di Parkinson abbinati a 4.813 controlli liberi dalla malattia, rivela infatti che:
- l’esposizione alle particelle fini PM2,5 e al biossido di azoto (NO2) è ben associata ad aumenti statisticamente significativi del rischio di malattia di Parkinson e al sintomo associato di discinesia;
- questo risultato vale anche dopo aver tenuto conto di possibili fattori confondenti, tra cui età, sesso, origine etnica, anno di valutazione dell’esposizione e luogo di residenza, urbano o rurale;
- l’esposizione all’inquinamento nel quartile più alto è associata ad un aumento del rischio del 36% di forma acinetorigida della malattia;
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per ogni aumento di 1 μg/m3 di PM2,5 il rischio di discinesia aumenta del 42%;
- in questi pazienti con malattia di Parkinson non è stata osservata alcuna associazione tra il livello di esposizione a PM2,5 e la mortalità per tutte le cause.
Questi risultati confermano le conclusioni di precedenti studi di associazione, ma lo suggeriscono ancheridurre l’inquinamento atmosferico può aiutare a ridurre il rischio di malattia di Parkinsonmodificando il fenotipo della malattia ed in particolare il grado di discinesia.
Gli autori Brittany Krzyzanowski, ricercatrice e il dottor Rodolfo Savica della Mayo Clinic confermano quindi la forte correlazione tra inquinamento e rischio di sviluppare una forma acinetorigida della malattia di Parkinson.
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