L’ESSENZIALE
- Lo studio rileva che l’idoneità cardiorespiratoria (CRF), o la capacità dei sistemi circolatorio e respiratorio di fornire ossigeno ai muscoli, può ridurre il rischio di demenza del 35%, anche nelle persone geneticamente predisposte.
- Seguendo più di 61.000 partecipanti per 12 anni, i ricercatori hanno scoperto che quelli con un CRF più elevato avevano funzioni cognitive migliori e avevano l’insorgenza della demenza ritardata di circa 1,5 anni.
- Sebbene lo studio sia osservazionale, suggerisce che il rafforzamento della propria CRF, ad esempio attraverso l’esercizio, potrebbe essere una strategia chiave per proteggere la salute del cervello a lungo termine.
E se la tua resistenza fisica potesse proteggere il tuo cervello a lungo termine? Un nuovo studio, pubblicato su Giornale britannico di medicina dello sportrivela che l’idoneità cardiorespiratoria potrebbe non solo migliorare le capacità cognitive, ma anche ridurre significativamente il rischio di demenza, anche se si è geneticamente predisposti alla malattia.
Fitness cardiorespiratorio che diminuisce con l’età
L’idoneità cardiorespiratoria (o CRF) riflette l’efficacia dei sistemi circolatorio e respiratorio nel fornire ossigeno ai muscoli. Purtroppo, questa capacità diminuisce con l’età: un calo dal 3 al 6% per decennio a partire dai vent’anni, poi un calo accelerato che supera il 20% per decennio dopo i 70 anni. Questo peggioramento non è banale, poiché un basso CRF è un indicatore chiave di malattie cardiovascolari e di mortalità per tutte le cause.
In questo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati di circa 61.000 adulti di età compresa tra 39 e 70 anni, tutti esenti da demenza al basale. I partecipanti hanno completato un test fisico su una cyclette per valutare la loro CRF, test neuropsicologici per misurare le loro funzioni cognitive e una valutazione genetica per identificare la loro predisposizione alla demenza. Risultato? Secondo un comunicato stampa, in 12 anni di follow-up, solo 553 partecipanti (0,9%) hanno sviluppato demenza.
Meno demenza, anche ad alto rischio genetico
Classificando i partecipanti in base al loro livello di CRF, i ricercatori hanno scoperto che quelli con una forte forma cardiorespiratoria godevano di prestazioni cognitive migliori e avevano un rischio di demenza ridotto del 35%, anche tra gli individui geneticamente predisposti. E se mai ci fosse stata la demenza, si sarebbe sviluppata quasi un anno e mezzo dopo rispetto a chi aveva una CRF bassa.
Questi risultati aprono la strada a ulteriori studi sul legame tra attività fisica, salute del cervello e meccanismi biologici che proteggono il cervello. Tuttavia, gli autori sottolineano che devono essere presi con cautela perché lo studio, che è di natura osservativa, non può dimostrare un collegamento di causa ed effetto. Inoltre, i partecipanti della “UK Biobank”, generalmente in condizioni di salute migliori rispetto alla popolazione generale, potrebbero influenzare i risultati.
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