L’obesità provoca la disgregazione energetica delle cellule adipose

L’obesità provoca la disgregazione energetica delle cellule adipose
L’obesità provoca la disgregazione energetica delle cellule adipose
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Uno studio dimostra che l’accumulo eccessivo di grasso nel tessuto adiposo danneggia le piante energetiche delle cellule, i mitocondri, e provoca un’interruzione del metabolismo che contribuisce all’aumento di peso causato dal sovraccarico calorico.

Secondo uno studio recentemente pubblicato su La Lancettaoggi nel mondo ci sono più di un miliardo di persone obese, vale a dire che un essere umano su otto ha un indice di massa corporea superiore a 30 kg/m2(1). Con poche eccezioni (Sud-Est asiatico e Africa sub-sahariana, in particolare), tutte le regioni del globo sono colpite da questa epidemia e il Canada non fa eccezione a questa tendenza, con circa il 30% della popolazione adulta obesa, tre volte di più rispetto al 1990. Questo aumento vertiginoso del numero di persone obese ha ricadute catastrofiche sulla salute, perché il sovrappeso rappresenta un importante fattore di rischio comune a tutte le malattie croniche, sia a livello cardiometabolico (incidenti, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, fegato grasso), diversi tipi di cancro o addirittura neurodegenerazione.

Sovraccarico calorico

Per accumulare grasso, l’apporto energetico deve necessariamente superare i bisogni primari dell’organismo. Questo sovraccarico calorico deriva essenzialmente dal consumo eccessivo di cibo e non, come si crede ancora troppo spesso, da un’attività fisica insufficiente (l’esercizio fisico ha enormi effetti positivi sulla salute, ma è relativamente inefficace nel prevenire l’aumento di peso). Ciò è stato particolarmente evidenziato negli ultimi anni con l’emergere degli agonisti del GLP-1 come Ozempic e Mounjaro: le sostanziali perdite di peso ottenute con questi farmaci sono causate da una drastica riduzione dell’appetito e, di conseguenza, da una significativa riduzione dell’apporto calorico.

Mitocondri mirati

Oltre a fornire energia in eccesso, sappiamo da tempo che il consumo eccessivo di cibo sconvolge profondamente il metabolismo del tessuto adiposo. L’accumulo di grasso è tossico per le cellule adipose (adipociti) e provoca un’infiammazione cronica che ha enormi ripercussioni su tutto l’organismo, compreso lo sviluppo dell’insulino-resistenza.

La produzione di energia nelle nostre cellule avviene a livello dei mitocondri, compartimenti cellulari che sono veri e propri impianti energetici delle cellule, responsabili della produzione di energia biochimica (ATP). Tuttavia, questi mitocondri sembrano particolarmente vulnerabili al grasso in eccesso. Ad esempio, è stato osservato che il tessuto adiposo delle persone obese contiene molti meno mitocondri rispetto a quello delle persone magre e che questi mitocondri sono più piccoli e quindi meno efficienti.

Uno studio recente fornisce una migliore comprensione di questo fenomeno(2). I ricercatori hanno osservato che una dieta obesogena, in questo caso molto ricca di grassi, causava la rottura dei mitocondri in pezzi più piccoli. Questa frammentazione si traduce in una grave perdita di efficienza di questi mitocondri nel scomporre i grassi per produrre energia attraverso il processo di fosforilazione ossidativa, causando l’equivalente di una “interruzione di corrente” all’interno della cellula. Questo fenomeno potrebbe spiegare la marcata riduzione della degradazione (catabolismo) dei grassi osservata nelle persone obese e la grande difficoltà che queste persone hanno nel perdere peso.

Proteina chiave

Una scoperta importante dello studio è che questa interferenza del grasso in eccesso con i mitocondri è causata dall’azione di una singola proteina, chiamata RalA. Quando iperattivata dalla presenza di quantità eccessive di grassi, questa proteina provoca la fissione dei mitocondri e, quindi, impedisce loro di svolgere adeguatamente la loro funzione energetica. RalA si aggiunge all’elenco delle molecole che possono potenzialmente fungere da bersagli per la progettazione di nuovi trattamenti destinati a facilitare la perdita di peso nelle persone in sovrappeso.

Questo tipo di scoperte sono molto interessanti per comprendere meglio i meccanismi coinvolti nello sviluppo dell’obesità e potrebbero rivelarsi particolarmente utili per le persone obese che corrono un rischio molto elevato di complicanze. Resta però il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi l’obesità resta fondamentalmente una condizione causata da cattive abitudini alimentari e che la soluzione all’attuale epidemia risiede molto più nella prevenzione che nella cura. Come società, dovremmo riconsiderare gli attuali approcci timidi e inefficaci e dedicare maggiori sforzi alla lotta contro quello che è diventato il principale problema di salute pubblica del 21° secolo.e secolo.

(1) Collaborazione sui fattori di rischio per malattie non trasmissibili. Tendenze mondiali del sottopeso e dell’obesità dal 1990 al 2022: un’analisi aggregata di 3663 studi rappresentativi della popolazione con 222 milioni di bambini, adolescenti e adulti. Lancetta 2024; 403:1027-1050.

(2) Xia W et al. L’obesità provoca frammentazione mitocondriale e disfunzione negli adipociti bianchi a causa dell’attivazione di RalA. Metabolismo naturale. 2024; 6:273-289.

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