aumentano i segnali d’allarme negli Stati Uniti

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Un caseificio il 26 aprile 2024 a Petaluma, California. JUSTIN SULLIVAN / IMMAGINI GETTY TRAMITE AFP

Dopo le mucche da latte, i maiali. Mentre l’epizoozia – vale a dire un’epidemia tra gli animali – dell’influenza aviaria che imperversa negli Stati Uniti continua a diffondersi a pieno ritmo negli allevamenti di bovini e pollame, il 29 ottobre un maiale è risultato positivo al virus H5N1 in Oregon. Questa è la prima volta negli Stati Uniti e un ulteriore segnale di allarme, poiché questi animali sono noti per essere terreni di riproduzione particolarmente favorevoli riassortimenti tra virus, compreso l’uomo.

Questo primo caso è stato rilevato in un’aia, il maiale viveva in promiscuità con pollame non destinato alla vendita. Questo tipo di contaminazione non è nuova ed è già stata osservata in altri paesi, in particolare in Asia, ma anche in Europa qualche anno fa. “Questo evento di passaggio del virus influenzale nei suini è abbastanza atteso, ma deve essere monitorato, perché esiste un rischio reale di riassortimento”spiega Gilles Salvat, vicedirettore generale dell’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e sanitaria sul lavoro (ANSES). Si ritiene che tutti i virus influenzali circolanti nei suini abbiano un potenziale zoonotico, il che significa che possono infettare l’uomo.

I maiali hanno infatti, nel loro sistema respiratorio, sono presenti recettori che permettono la moltiplicazione dei virus adattati ai mammiferi, compreso l’uomo, nonché quella dei virus aviari. Un’infezione simultanea da parte di un virus influenzale di origine aviaria, come quello attualmente circolante nei bovini americani, e del virus influenzale umano potrebbe favorire la miscelazione genetica di questi due virus e dare origine a un nuovo agente patogeno potenzialmente molto contagioso per l’essere umano. Nel 2009, l’epidemia di influenza A (H1N1) è stata causata dal riassortimento tra diversi virus di origine suina, aviaria e umana. Questo rischio di coinfezione si materializza un po’ di più oggi, con l’inizio del periodo dell’influenza stagionale.

“Abbiamo portato l’allerta un ulteriore passo avanti”

“Sapendo che non c’è mai stata un’epidemia umana con un virus influenzale del sottotipo H5, la popolazione umana non ha l’immunità e sarebbe totalmente ingenua, immunologicamente parlando, di fronte a un tale virus.” avverte Gilles Salvat, precisando che questa sarebbe la “scenario peggiore”. Tale situazione non è ancora delle più probabili poiché, per quanto riguarda il sottotipo H5, il maiale non è un ospite molto efficace.

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