Nuove prospettive terapeutiche per le malattie infiammatorie croniche intestinali

Nuove prospettive terapeutiche per le malattie infiammatorie croniche intestinali
Nuove prospettive terapeutiche per le malattie infiammatorie croniche intestinali
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Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) comprendono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa acuta. Sono caratterizzate da un’infiammazione della mucosa del tubo digerente legata alla deregolazione del sistema immunitario intestinale. Queste malattie colpiscono più di 250.000 pazienti in Francia.

Interferone di tipo III: un ostacolo alla riparazione della mucosa intestinale

Fino ad ora, la maggior parte dei trattamenti si è concentrata sulla riduzione dell’infiammazione. Sebbene le terapie biologiche e i farmaci antinfiammatori abbiano migliorato significativamente i sintomi dei pazienti con IBD, solo il 50% raggiunge la remissione completa. Altri spesso soffrono di guarigione incompleta della mucosa intestinale e frequenti ricadute.

In un articolo pubblicato sulla rivista ILl, gli scienziati hanno scoperto un meccanismo chiave che rallenta la riparazione dei tessuti nell’intestino durante l’infiammazione. Questa scoperta apre la strada alla progettazione di trattamenti che potrebbero aiutare questi pazienti a riparare meglio il loro intestino e ottenere una remissione completa.

Gli scienziati hanno identificato che una proteina chiamata interferone lambda o interferone di tipo III (IFN-λ) svolge un ruolo cruciale nel ritardare la guarigione intestinale. Normalmente, l’IFN-λ aiuta a combattere i virus impedendone la replicazione, ma nelle persone con IBD questa proteina viene prodotta in quantità anomale durante l’infiammazione. Nell’intestino cronicamente infiammato di questi pazienti, l’IFN-λ può bloccare il processo di riparazione, ritardando così la remissione.

Identificato un meccanismo chiave.

Utilizzando diversi modelli di topi transgenici, ma anche organoidi intestinali (“mini-intestini” coltivati ​​da cellule di pazienti in una piastra di coltura), gli scienziati sono stati in grado di tracciare il percorso molecolare attivato dall’IFN-λ. Hanno scoperto che l’IFN-λ è anormalmente elevato nei pazienti con IBD, il che porta ad un aumento della produzione di un’altra proteina, ZBP1, nelle cellule intestinali. ZBP1 attiva una cascata che distrugge le cellule staminali intestinali, impedendo loro di rigenerare lo strato epiteliale.

Questo meccanismo è emerso durante l’evoluzione per uccidere le cellule infettate dal virus, ma durante le risposte infiammatorie disregolate tipiche delle IBD, può essere attivato anche in assenza di infezione virale. Gli scienziati hanno infatti dimostrato che in queste condizioni il segnale che attiva ZBP1 e induce la morte cellulare proviene dallo stato infiammatorio dei pazienti.

Soprattutto, utilizzando modelli organoidi che distinguono tra fase di infiammazione acuta e fase di riparazione, si sono accorti che questo meccanismo, attivo durante l’infiammazione acuta, rimane attivo durante la fase di riparazione della mucosa. Questa scoperta è particolarmente importante in un contesto terapeutico, poiché le terapie attuali possono calmare l’infiammazione ma spesso non portano ad un recupero completo.

Queste scoperte aprono la strada a un nuovo approccio terapeutico: bloccando gli interferoni di tipo III, potrebbe essere possibile ripristinare la barriera intestinale, migliorando così la qualità della vita dei pazienti e riducendo il rischio di gravi complicanze.

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