Per Alexandre Ruiz (SA XV), la deriva comportamentale è “molto pericolosa per il rugby e i suoi valori”

Per Alexandre Ruiz (SA XV), la deriva comportamentale è “molto pericolosa per il rugby e i suoi valori”
Per Alexandre Ruiz (SA XV), la deriva comportamentale è “molto pericolosa per il rugby e i suoi valori”
-

MDirettore del Soyaux-Angoulême, vincitore delle sue tre trasferte dall’inizio della stagione della Pro D2, Alexandre Ruiz è regolarmente nel mirino del pubblico avversario. E il suo status di ex arbitro non aiuta le cose dato che l’atmosfera in campo diventa sempre più aggressiva. Dà spiegazioni.

La cosa migliore è non rispondere anche se non è mai semplicissimo. »

Venerdì scorso a Valencia, l’arbitro David Beun è stato aggredito da uno spettatore. Questo è particolarmente scioccante per te come ex arbitro?

Alessandro Ruiz. Sì ed è molto pericoloso per il nostro sport e i suoi valori. Ci rendiamo conto che più le cose vanno avanti, più situazioni di questo tipo si ripetono di partita in partita.

Stai giocando la tua seconda stagione sulla panchina del SA XV. Hai la sensazione di essere particolarmente preso di mira dal pubblico durante le trasferte?

Sì, molto, e c’è confusione con il mio vecchio lavoro anche se sono passati tre anni e mezzo dall’ultima volta che ho arbitrato. Se qualcuno può avere una storia con me, i tifosi dei club che ho arbitrato, tendono a fare accorpamenti un po’ semplici e veloci.

Ex arbitro e allenatore, è questa la combo perfetta per essere attaccati fuori casa?

Questo è tutto, mentre mi sembra che in campo ci siano sempre quindici giocatori contro quindici e la partita è lì, non altrove. Lo abbiamo notato di nuovo a Dax (venerdì scorso) dove c’erano alcuni nomi di uccelli. La cosa migliore è non rispondere anche se non è mai semplicissimo. Devi restare in gioco, questa è la cosa più importante.

Hai la sensazione che le cose stiano peggiorando stagione dopo stagione?

SÌ. Innanzitutto penso che sia un problema sociale. C’è anche l’influenza dei social network che non aiuta. La gente sputa il proprio veleno nascosto dietro un soprannome ed è davvero molto facile.

C’è anche, mi sembra, la volontà di alcuni club di riempire gli stadi per ragioni economiche, cosa che attira persone che inizialmente non sono appassionate di rugby e che confondono i suoi valori con quelli di altri sport.

Abbiamo l’impressione che per queste persone lo stadio non sia un luogo di festa ma un luogo dove sfogarsi.

COSÌ. È la frustrazione della settimana quella sputata venerdì a bordo campo. Ma il ragazzo che viene con suo figlio, che messaggio manda, che valori di rispetto trasmette? I ragazzi vengono per sfogarsi anche se venerdì è il momento in cui dovremmo incontrare i tifosi e non lo spettatore medio.

Abbiamo anche la sensazione che stiamo aggiungendo schermi video per spiegare le cose e che la situazione non faccia altro che peggiorare.

Dovrebbe esserci una migliore comunicazione da parte dei club e dei manager per spiegare il significato del videoarbitraggio. Dobbiamo lasciare un certo conforto agli arbitri affinché prendano le decisioni migliori. Non è gridando o facendo qualcosa che impedisca loro di prendere una decisione che le cose miglioreranno.

Trovo questi comportamenti estremamente inquinanti, anche se rimangono minimi. È l’1-2% delle persone che vengono allo stadio, ma l’1-2% è in più rispetto a ieri. Oggi abbiamo bisogno di tifosi che incoraggino la propria squadra e non di spettatori che vengono a creare problemi senza rispettare i valori forti del nostro sport.

-

PREV Top 14 – I romanzi dell’anno magico di Antoine Dupont
NEXT Per Alexandre Ruiz (SA XV), la deriva comportamentale è “molto pericolosa per il rugby e i suoi valori”