Processo per stupro Mazan: il verdetto è atteso giovedì

Processo per stupro Mazan: il verdetto è atteso giovedì
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Il processo per stupro di Mazan si svolgerà giovedì alle 9,30, ha annunciato il presidente del tribunale penale di Vaucluse, Roger Arata.

Dopo aver dato la parola un'ultima volta ai 51 accusati del processo per stupro di Mazan, il tribunale penale di Vaucluse si è ritirato lunedì a metà mattina per deliberare, con il verdetto atteso giovedì mattina.

“Ci recheremo quindi nella sala delle deliberazioni e ne usciremo solo quando avremo preso la nostra decisione”, ha annunciato il presidente del tribunale, Roger Arata, che ha precisato che “le deliberazioni si svolgeranno giovedì alle 9,30”.

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Una data “teorica” che potrebbe essere posticipata a giovedì pomeriggio o venerdì mattina a seconda “della durata delle nostre deliberazioni”, ha subito aggiunto il magistrato. “Penso che mercoledì sera potremo avvisare tutte le parti per confermare la data inizialmente prevista”, così come il programma, ha aggiunto.

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Riguardo ai 32 dei 51 imputati che risultano liberi, e quindi al rischio che alcuni di loro fuggano da qui alla sentenza, Arata ha spiegato che “gli imputati liberi rimarranno liberi finché non saranno pronunciate le deliberazioni”. Ma «sono tenuti a restare disponibili e a presentarsi giovedì 19 dicembre alle ore 9.00».

Dominique Pelicot ha elogiato il “coraggio” della sua ex moglie

Nei confronti del principale imputato Dominique Pelicot, che aveva drogato per un decennio l'ex moglie Gisèle per violentarla e consegnarla a decine di uomini reclutati su internet nella loro casa coniugale a Mazan (Vaucluse), il pubblico ministero aveva chiesto il massimo della pena per stupro aggravato il 25 novembre, ovvero 20 anni di reclusione penale.

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Lunedì mattina, nel suo ultimo discorso, il “conduttore” di questo decennio di stupri ha chiesto alla famiglia di “accettare le sue scuse”, elogiando il “coraggio” della sua ex moglie.

L'accusa aveva chiesto da 10 a 18 anni di reclusione contro 49 dei suoi coimputati, perseguiti per stupro aggravato, quattro anni di reclusione richiesti per l'ultimo, perseguito solo per aver “toccato” Gisèle Pelicot.

Quest'ultima, sola lunedì sul banco delle parti civili, è stata applaudita calorosamente all'uscita dall'aula e accolta con “bravi” e “grazie” dal pubblico venuto ad assistere alle udienze nell'attigua sala radiotelevisiva.

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