Eurolega giorno 13
Panathinaikos
Per strada si è perso il Barça, squadra che ha lasciato intendere molto e che è rimasta nell’acqua di borragine, burattino dopo burattino, mentalità di latta quando arrivano i momenti decisivi, affamata di basket nell’ultimo mese perché ha cinque sconfitte nelle ultime sei partite, le ultime quattro in una gara. Questo martedì è stato contro il Panathinaikos di Nunn, capace di decidere quando finisce il basket, visto che ha chiuso i primi tre quarti con i canestri di casa alla sirena. Ali per la squadra greca e shock violento per il Barcellona, che riunisce dubbi nella figura dell’allenatore Joan Peñarroya, che non riesce a trovare la chiave giusta, perso in Europa e in ACB. Quindi ora sembra un sogno irrealizzabile pensare a Finali Quattroche come è già noto si terrà dal 23 al 25 maggio ad Abu Dhabi, la prima volta fuori dal territorio europeo senza contare quelle disputate in Israele (1994 e 2004), che ha squadre partecipanti alla competizione.
Ergin Ataman – il mago della panchina con tre Euroleghe in tasca – sorprende fin dall’inizio; l’ultimo nella stagione precedente contro il Real Madrid – con un allestimento a tre basi, indifferente ai centimetri. L’idea era difensiva perché Kalaitzakis non si preoccupava del canestro rivale ma era un vero peso per Punter, l’ombra, la seccatura più grande perché il nordamericano, che non ha segnato un canestro né nel primo atto né nel secondo. È successo che l’allenatore della squadra greca non si è preoccupato nemmeno in attacco perché ha stappato la migliore versione di Juancho Hernangómez da quando primeggiò l’anno scorso in Finali Quattroormai titolare indiscusso con record strepitosi, idolo degli effervescenti tifosi. Energico, anche verticale, è stato il primo a spaventare il Barcellona, che non riusciva a trovare un rimedio al proprio basket. Solo Parker, sempre così azzimato sul legno duro, il ballerino con la palla arancione, ha risposto con le sue finte e i suoi tiri dalla media distanza. Ma è stato poco per un Panathinaikos che si è rifugiato anche in Lorenzo Brown, elettricità allo stato puro, la tripla all’ordine del giorno. Fuori posizione, il Barça si aggrappa a Juan Núñez, più accademico, intelligenza al potere, un layup qua e là, anche un bersaglio dalla periferia per tornare nei punti stretti finché Nunn non ha colpito un tiro da centro campo (25-19 ) quando l’orologio indicava la fine.
Il Barça non ha superato le avversità, consapevole che il suo margine di errore si stava riducendo, catapultato dalla seconda unità, ancora con i layup di Juan Núñez, con le triple di Anderson e con i punti di Willy Hernangómez, che ha voluto mettere in chiaro chi è il fratello maggiore e che, nel frattempo, ha scoperto il punto debole del rivale sotto la carica. Penetrazioni di Satoransky, scegli e lancia per Vesely e, finalmente, un Barça riconoscibile che però crolla sulla rimonta per la gioia di un Panathinaikos che col tempo ha ripreso colore. Ed è anche per questo che era presente Nunn, che ha chiuso ancora una volta l’evento con un canestro allo scoccare della lancetta dei secondi (45-45).
Il Barça è tornato più vorace nella ripresa, quello che agita i pugni e batte le mani con i canestri, tagliente dall’interno e abrasivo dall’esterno. Una tripla di Satoransky, un’altra di Punter – che alla fine ha tolto la copertura dal canestro – e altre due di Abrines (la prima è arrivata dopo aver fermato Lessort sul suo cammino mentre stava per fare una schiacciata) hanno elevato la squadra del Barça e Hanno messo il Panathinaikos nel cloroformio. Ma il Barça aveva la freccia verde rivolta verso l’alto, anche se Punter non era dolce, anonimo in campo per una volta. Parker ha fatto una schiacciata che ha fatto tremare OAKA, Abrines ha siglato tre tiri liberi di fila e Anderson ha bloccato Brown togliendosi il cappello e, ovviamente, facendo sì che il padiglione iniziasse a ruggire perché la sua squadra a volte crollava. Finché, ovviamente, Nunn, per la terza volta, non ha segnato ancora una volta una tripla da centro campo alla fine del quarto (63-69).
E così iniziò l’epilogo di Nunn, altri due chofs dalla tripla, altri due schiaffi per un Barça che si tappava le orecchie al trambusto dei tifosi e gli occhi alla capacità del rivale di mettere in un batter d’occhio il pareggio. Altra bellissima partita e addio al Barcellona, che ha cortocircuitato malissimo. Palloni persi, palloni nel canestro e non in rete, palloni per i verdi, che sono entrati in ebollizione con Nunn, Grant e Sloukas per riportare il Barça alla sua realtà, quella che dice di non avere altro che impulso per i momenti caldi. E Juan Núñez ha continuato al suo tredicesimo gol, segnando i primi sette punti del quarto per i Blaugrana. E quando Punter ha detto la sua con una tripla, ha perso ciò che aveva guadagnato permettendo a Lessort di rubare e fare canestro. È successo che Vesely ha resistito allo schiaffo e che Abrines ha effettuato tre tiri liberi per pareggiare la partita a nove secondi dalla fine, ora senza Nunn per l’eliminazione del personale. È successo allora che Lessort ha preso il calcio di punizione, ha segnato un calcio di punizione e ha sigillato la vittoria per il Panathinaikos mentre buttava al tappeto il Barcellona, incasellato nella sconfitta.
Anche il Real Madrid ha perso in trasferta contro il Lyon Villeurbane (80-78) per sottolinearsi come la migliore tra le ospiti, visto che ha cinque sconfitte in sei trasferte (il giorno prima aveva battuto il Barça). In Francia è stato sottomesso da Maledon (23 punti), anche se Deck e Hezonja hanno resistito. La nota positiva di giornata, in ogni caso, è arrivata dal Baskonia, che ha battuto il Fenerbahçe (88-76) con la regia di Howards (17 punti) e l’appoggio di Baldwin e Hall (14 entrambi).
PANATHINAIKOS, 90 – BARCELLONA, 89
Panathinaikos: Kalaitzakis (0), Brown (18), Grant (8), J. Hernangómez (4) e Lessort (16) -quintetto titolare-; Sloukas (6), Osman (0), Nunn (29), Mitoglou (9) e Yurtseven (0).
Barcellona: Punter (6), Satoransky (11), Abrines (13), Parker (15) e Vesely (7) -quintetto titolare-; Anderson (8), Sarr (0), W. Hernangómez (6), Juan Núñez (19) e Parra (4).
Arbitri: D. Javor (Esl), C. Paternico (Ita) e L. Kardum (Cro). Eliminato dal personale, Nunn.
OAKA Alzione. Circa 19.000 spettatori.