ROMA – La parola d’ordine? “Discontinuità”. Così vengono accolte le dimissioni di Tavares dalla politica e dai sindacati italiani. Una “discontinuità” che viene letta in modo diverso a seconda della sigla o del partito politico. Una delle ultime uscite di Tavares come ad è stata l’audizione in Parlamento, dove lo stesso manager portoghese, alla fine, prima di lasciare Montecitorio, aveva detto di sentire “rabbia e livore da parte dei deputati e senatori”. È chiaro che da parte di tutti emerge la richiesta di un cambio di passo. Cambio che ci potrà essere con la scelta del nuovo ad. Emerge un elemento dai commenti: il manager portoghese in questi anni non era riuscito a entrare in sintonia, a farsi capire dall’Italia.
Sindacati: necessario incontro a Palazzo Chigi
“Dopo le dimissioni dell’ad Tavares ci aspettiamo nel tempo più breve possibile un nuovo management che dia discontinuità rispetto al passato, rispetto agli impegni occupazionali, produttivi e industriali nel nostro Paese. Il nuovo ad abbia a cuore gli stabilimenti e i lavoratori italiani”, dice il segretario della Uil, Rocco Palombella. E aggiunge: “Riporti in Italia la produzione di auto e rilanci il polo del lusso della Maserati. Per gestire la transizione serve responsabilità e tutela dell’occupazione e delle professionalità”.
Il numero uno della Fiom-Cgil Michele De Palma commenta su Facebook: “Tavares si è dimesso. I lavoratori italiani rimangono. E noi vogliamo un piano industriale e occupazionale subito”. E il collega della Fim-Cisl, Ferdinando Ulianochiede al più presto un incontro a Palazzo Chigi: “Ora, più che mai, diventa fondamentale individuare rapidamente un nuovo amministratore delegato che possa rispondere positivamente alle istanze da noi poste e che possa in tempi brevi aprire con noi il confronto necessario per rispondere positivamente alle nostre richieste”.
Quali? “Servono investimenti strategici in Italia, a partire dall’introduzione di una nuova piattaforma produttiva small, nuovi modelli, investimenti in ricerca e sviluppo, serve confermare la gigafactory di Termoli, servono garanzie che non ci siano chiusure di stabilimenti e licenziamenti unilaterali, che avrebbero conseguenze devastanti per le famiglie e i territori”.
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La politica: un cambio di passo nei rapporti con il Paese
Sul fronte politico anche il Pd chiede di voltare pagina. Lo fa attraverso il responsabile dell’Economia, Antonio Misiani: “Le dimissioni di Tavares evidenziano quanto sia grave la crisi che ha investito Stellantis e tutto l’automotive europeo. Ora bisogna voltare pagina e tutti devono fare la propria parte. L’azienda, mettendo in campo un piano industriale all’altezza di una fase estremamente difficile. Il governo, ripristinando gli strumenti di politica industriale assurdamente tagliati con la legge di bilancio. Chiederemo nuovamente a John Elkann di venire in Parlamento per confrontarsi sul futuro di Stellantis e del settore”.
Carlo Calenda, leader di Azioneche da tempo ha messo nel mirino l’ad, dice: “Non rimpiangeremo Tavares. Il sostenitore della teoria ‘darwiniana’ applicata però solo ai lavoratori”. Il capo dei 5 Stelle, Giuseppe Conte: “Va via un manager, ma resta sul tavolo l’enorme preoccupazione per il futuro degli stabilimenti, dell’indotto, di tanti lavoratori alle prese con stop, commesse che saltano, cassa integrazione. Domani a Pomigliano saremo con loro per ascoltare le loro posizioni e per confrontarci per le possibili soluzioni”. E poi all’esecutivo Meloni: “Il governo dovrebbe finalmente battere un colpo: finora lo si è notato per l’assenza. Il futuro dell’automotive non può essere lasciato all’improvvisazione”.
Chiara Appendino, vicepresidente del Movimento 5 Stelle ed ex sindaca di Torino, aggiunge che “Tavares non mancherà, la sua gestione è stata drammatica per l’Italia. Ora la proprietà non ha più scuse: presenti un piano industriale serio. Al Paese, alle imprese e ai lavoratori non serve un capro espiatorio ma un’inversione di rotta della linea aziendale”.
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Dai rappresentanti della maggioranza di centrodestra i toni non cambiano: “Tavares? Più milioni che soluzioni. Non sarà rimpianto”, dice Maurizio Gasparri. “Prendiamo atto delle dimissioni di Tavares, di cui non serbiamo un buon ricordo sicuramente e con cui è stato impossibile improntare un dialogo sul futuro dei lavoratori di Stellatis. Ora, in previsione di un riassetto e confidando nel nuovo corso dell’azienda, è nostro dovere chiedere ancora con più forza che John Elkann venga in Parlamento a svolgere l’audizione precedentemente richiesta in commissione Attività produttive. Il confronto ricordo non è mai a perdere”, dice il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Attività produttive della Camera, Luca De Carlo.
“Con le dimissioni di Tavares per Stellantis e per l’Italia è l’inizio di una nuova pagina della politica industriale italiana”, dice Salvatore Caiata di Fdi. “Non rimpiangeremo la sua assenza, con le sue dimissioni si pone fine a una politica scellerata nei riguardi di uno degli asset fondamentali del nostro Paese, non solo da un punto di vista della produzione, ma anche di natura identitaria. Le sue dimissioni rappresentano, speriamo, finalmente il primo gesto di una strategia industriale a lungo troppo attesa”.
“Era ora che Tavares se ne andasse, ma la transizione al nuovo management richiede responsabilità, tutela dell’occupazione e valorizzazione delle competenze. Diventa quindi ancora più importante – chiede Tommaso Foticapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera – che John Elkann si presenti al più presto in Parlamento per riferire sul futuro di Stellantis”.