I bielorussi hanno iniziato domenica a votare per le elezioni presidenziali, destinate a rieleggere per il settimo mandato consecutivo l’autocrate reo confesso Alexander Lukashenko, al potere dal 1994, in assenza di qualsiasi opposizione tollerata. Dalle 8:00 ora locale (le 6:00 in Svizzera), gli elettori si recano alle urne per votare senza suspense, ha osservato un giornalista dell’AFP a Minsk. I critici di Alexander Lukashenko, 70 anni, e delle ONG per i diritti umani hanno già descritto queste elezioni come una messa in scena.
Con queste elezioni presidenziali, il leader intende continuare il suo regno, per almeno altri cinque anni, alla guida dell’ex repubblica sovietica al confine con l’Unione Europea, l’Ucraina e la Russia. Durante il suo sesto mandato, Alexander Lukashenko ha completamente soffocato ogni dissenso dopo manifestazioni senza precedenti contro di lui nel 2020, avvicinandosi sempre più a Mosca, al punto da prestare il suo territorio all’esercito russo per invadere l’Ucraina nel 2022.
Il capo della diplomazia europea Kaja Kalla ha dichiarato sabato che Alexander Lukashenko “non ha alcuna legittimità”. “Si rinominerà in un’altra farsa elettorale. È un affronto alla democrazia”, ha aggiunto. È seguita la repressione spietata di un movimento di protesta senza precedenti.
Supportato da Putin
In un’intervista all’AFP all’inizio di gennaio, Svetlana Tikhanovskaïa, leader dell’opposizione in esilio e candidata contro Lukashenko nel 2020, ha denunciato un’elezione “farsa” in un clima di terrore. Il leader, nel suo consueto stile marziale, venerdì ha messo in guardia i suoi avversari: “Non ripeteremo mai quello che è successo nel 2020!”, quando il suo potere aveva vacillato, quando decine di migliaia di bielorussi denunciarono per strada elezioni presidenziali truccate.
Sostenuto dal suo alleato russo Vladimir Putin, Lukashenko, una volta indebolito, era riuscito a consolidare il suo potere attraverso arresti, violenze e lunghe pene detentive nei confronti di oppositori, giornalisti, dipendenti di ONG e semplici manifestanti.
Secondo l’ONU, più di 300.000 bielorussi, su una popolazione di nove milioni, sono fuggiti dal loro Paese per motivi politici, principalmente in Polonia. Di fronte a questa repressione, l’Occidente ha imposto pesanti sanzioni alla Bielorussia, spingendo Alexander Lukashenko ad accelerare il suo riavvicinamento al Cremlino, abbandonando il suo equilibrio tra Mosca e l’Occidente.
Più di 1200 prigionieri politici
Alexander Lukashenko ha recentemente dichiarato di non avere alcun interesse a partecipare ai dibattiti elettorali: “Non è il momento di discutere”, ha detto, mentre quattro candidati selezionati dal governo possono parteciparvi, completamente ridotti a un ruolo di complemento.
Le organizzazioni per i diritti umani stimano che nel Paese vi siano ancora più di 1.200 prigionieri politici detenuti in condizioni difficili, spesso privati dell’accesso ad avvocati o del contatto con i propri cari.
(afp)