Terzo anello: pochi ponti al mondo costruiti per la “sicurezza economica”

Terzo anello: pochi ponti al mondo costruiti per la “sicurezza economica”
Terzo anello: pochi ponti al mondo costruiti per la “sicurezza economica”
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Secondo gli esperti, i ponti costruiti per sole ragioni di “sicurezza economica” sono rari nel mondo e gli studi tendono a dimostrare che è meglio investire nella sostenibilità dei collegamenti esistenti.

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Il giornale ha chiesto agli esperti di questi temi se nel mondo sia una pratica comune costruire ponti per garantire la “sicurezza economica”, come vuole fare il governo Legault con il terzo anello.

Secondo le risposte ricevute, gli esempi sono molto rari. Gli esperti indicano che la costruzione dei ponti è generalmente legata a problemi di traffico. “Tutti i ponti sono costruiti per migliorare il flusso del traffico, il che dovrebbe contribuire indirettamente allo sviluppo dell’economia. Quanto più il ponte renderà accessibile un’area prima inaccessibile, tanto più significativo sarà l’impatto sull’economia. La regione del Quebec non è una zona inaccessibile, anche in assenza del ponte Pierre-Laporte. Possiamo quindi aspettarci che un nuovo ponte avrà un basso impatto, anche sulla sicurezza economica”, stima Jean-Philippe Meloche, professore alla Scuola di Pianificazione Urbana e Architettura del Paesaggio dell’Università di Montreal

Ragioni “politiche”.

Talvolta vengono citate anche altre ragioni più “politiche”, sottolinea Meloche. È il caso del Confederation Bridge tra il New Brunswick e l’Isola del Principe Edoardo, per una questione di “unità canadese”, o quello del Golden Gate di San Francisco, per rendere disoccupati i lavoratori durante la Grande Depressione.

Martin Trépanier, professore ordinario presso il Dipartimento di Matematica e Ingegneria Industriale del Politecnico di Montreal, sottolinea che per il nuovo ponte Gordie Howe a Detroit-Windsor è stato sfruttato l’aspetto economico. “Qui c’è la questione del tempo di attraversamento della frontiera e del risparmio di tempo per i camion. Non stiamo parlando specificamente di “sicurezza economica”.”

Fanny Tremblay-Racicot, professoressa associata all’ÉNAP, cita i tre ponti di Florianopolis, in Brasile. “Gli ultimi due sono serviti a “sostituire” il primo durante la sua chiusura e restauro.” Ciò ha comunque causato “molta congestione sull’isola”, nota l’esperto.

Ridondanza

Dominic Villeneuve, professore assistente presso la Scuola Superiore di Pianificazione Territoriale e Sviluppo Regionale dell’Università di Laval (UL), indica che pochi studi esaminano la ridondanza delle infrastrutture di trasporto, cioè la loro duplicazione per far fronte a una catastrofe.

D’altro canto, numerosi studi sottolineano “l’importanza economica di esplorare tutte le possibili soluzioni per mantenere le strutture dei ponti esistenti in buone condizioni, per evitare di doverli sostituire con nuove costruzioni”, riferisce Villeneuve.

Marie-Hélène Vandersmissen, vicepreside degli studi presso il Dipartimento di Geografia dell’UL, non ha in mente esempi di ponti costruiti per la sicurezza economica. Se non crede che si debba escludere l’economia dalle questioni dei trasporti e dello sviluppo, ritiene che “l’idea di costruire un 3°e collegamento nel caso in cui il ponte Pierre-Laporte chiuda per qualche mese o qualche anno […] sembra un po’, diciamo, esagerato. Sembra uno scenario da “giorno del giudizio””.

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