Da diversi giorni si sente una strana musichetta sui due ecologisti radicali che si sono presi la libertà di bloccare il ponte Jacques-Cartier.
Sembra così: questi due attivisti potrebbero aver paralizzato la metropoli per diverse ore, rovinando la vita a decine di migliaia di persone, dovremmo perdonarli.
Per quello? Perché agiscono per il clima. E che in nome del clima, a quanto pare, oggi bisogna perdonare tutto. Dobbiamo perdonare coloro che bloccano i ponti e coloro che cercano di distruggere i dipinti nei musei.
Ostaggi
Domani dovremo perdonare anche gli ecoterroristi, come abbiamo spesso sentito dire in Francia negli ultimi anni.
L’argomentazione è più o meno la seguente: la causa climatica è così importante da mettere in prospettiva la questione della legalità dei mezzi utilizzati per promuoverla.
Ma per quanto importante sia la causa del clima, e lo è certamente, chiunque la metta in discussione, questa visione delle cose è errata.
Perché ci sono diverse cause essenziali in questo mondo.
Ne prendo uno che mi sta a cuore: l’indipendenza del Quebec. Sono convinto che senza di essa il popolo del Quebec scomparirebbe.
Quindi ho anch’io il diritto di bloccare un ponte, o di chiedere ai separatisti di farlo, per poi invocare circostanze attenuanti, visto che consideriamo sacra la causa?
Sarebbe possibile farlo anche per la causa della riduzione dell’immigrazione, altrettanto vitale, poiché solleva anche la questione dell’esistenza del nostro popolo?
Democrazia
O per la causa animale, anche nobile?
Avrete capito: sapendo che non esiste una scala oggettiva delle cause, sapendo che ognuno rende sacro ciò che vuole, non possiamo ritenere che la sincerità delle convinzioni giustifichi l’uso di mezzi illeciti.
Al contrario: le nostre società devono essere inflessibili nei confronti di chi non rispetta le regole democratiche. Sarebbe ingiusto il contrario.