Marocco, ladro d’acqua del deserto algerino

Marocco, ladro d’acqua del deserto algerino
Marocco, ladro d’acqua del deserto algerino
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Oggi, 21 maggio 2024, davanti agli occhi stupiti di tutto il mondo si è svolta una nuova scena della commedia mediatica algerina. Questa volta è stato il ministro dell’Irrigazione algerino che, in occasione del Forum mondiale dell’acqua in Indonesia, ha deciso di salire sul palco per accusare il Marocco di saccheggiare l’acqua delle zone di frontiera algerine. Un’accusa che, diciamocelo, è più un teatro dell’assurdo che una vera e propria preoccupazione ambientale.

Approfittando del suo palco, il nostro Ministro ha svolto il suo ruolo con finta solennità, dichiarando che il Forum Mondiale dell’Acqua era “ un’occasione d’oro per evidenziare le preoccupazioni dell’Algeria, in particolare lungo il confine occidentale dove un certo paese vicino sembra essere impegnato in un saccheggio ecologico“. Naturalmente non furono menzionati i nomi, ma l’allusione era palese come il fumo di un incendio boschivo.

Il ministro ha proseguito il suo intervento immergendosi ancora di più nel suo delirio paranoico: “ Siamo di fronte ad un caso reale di drenaggio sistemico e preconcetto delle nostre dighe e delle nostre regioni. Abbiamo adottato tutte le misure necessarie, ma vogliamo che il mondo intero venga a conoscenza di queste pratiche“. Un’affermazione che avrebbe potuto far ridere se non rivelasse la volontà di distogliere l’attenzione dai veri problemi dell’Algeria.

La tattica diversiva

Non è la prima volta che viene fatto questo scherzo. I canali televisivi algerini, strettamente legati alla giunta militare e quindi, come meglio possono, nella direzione del grano, hanno ripetutamente trasmesso servizi lungo il confine occidentale, accusando il Marocco di sottrarre acqua all’Algeria. Uno spettacolo ormai consolidato, ma che ancora fatica a convincere un pubblico informato. Tutti ricordiamo scene degne delle peggiori telenovele, con i giornalisti che filmavano ruscelli secchi e puntavano il dito contro il nemico giurato, il Marocco.

Queste accuse inverosimili rivelano soprattutto il disperato desiderio del regime algerino di distogliere l’attenzione dai propri fallimenti. Incapace di gestire le crisi interne, siano esse economiche, sociali o ambientali, il regime preferisce inventarsi nemici esterni. Una classica strategia di diversivo, ma davvero trasparente.

È più facile incolpare il prossimo per tutti i mali che guardarsi allo specchio e ammettere i propri fallimenti. Mentre il Ministro dell’Irrigazione algerino interpreta Cassandra a livello internazionale, l’Algeria continua a dover affrontare una gestione disastrosa dell’acqua, una desertificazione dilagante e infrastrutture fatiscenti. Le accuse contro il Marocco sono solo una cortina di fumo destinata a nascondere l’incapacità del regime dei capi di Algeri di risolvere i suoi problemi interni. L’opinione pubblica, stanca, conosce già la fine di questa storia: cala il sipario, le accuse evaporano e i veri problemi restano irrisolti.

Attenzione distolta, un problema persistente

La comunità globale, abituata a queste rappresentazioni teatrali, ha accolto queste dichiarazioni con un misto di scetticismo e divertimento. L’ironia della situazione non sfugge a nessuno: un Paese ricco di risorse naturali, ma povero di una gestione efficace, accusa il suo vicino di aver rubato una risorsa preziosa senza fornire la minima prova tangibile. Gli algerini continuano a soffrire di carenza idrica, interruzioni di corrente e servizi pubblici inefficienti. Il regime dei due senili della porta accanto, accusando il Marocco di tutti i suoi mali, cerca di assolversi dalle proprie responsabilità e di dimenticare i propri fallimenti.

Piuttosto che cercare soluzioni durature e cooperare con i vicini per una gestione concertata delle risorse idriche, le autorità algerine preferiscono puntare il dito contro il Marocco e brandire la minaccia di un conflitto. Una strategia che, nella migliore delle ipotesi, è irresponsabile e, nel peggiore, rasenta la folliae.

È giunto il momento che il regime dei due senili sul balcone dello spettacolo dei Muppets made in Algeria cambi sceneggiatori. Accuse infondate e rappresentazioni grottesche non ingannano più nessuno. Invece di persistere in questa tragedia burlesca, forse dovremmo concentrarci meglio sui problemi reali e cercare soluzioni concrete. Tuttavia, i problemi reali persistono senza soluzione.

Per aggiungere un ulteriore livello di ironia, ricordiamo la realtà geografica. Il Wadi Guir, quello della discordia, che ha la sua sorgente nelle alture dell’Alto Atlante marocchino a Gourrama (jebel Mesrouh, 2736 m), rifornisce la diga di Kaddoussa. Recentemente commissionato per soddisfare il fabbisogno idrico di una popolazione locale che affronta sfide climatiche. Questa diga ha lo scopo di proteggere le aree delle oasi a valle dalle inondazioni e di garantire l’irrigazione di 5.000 ettari di terreno agricolo.

Dall’altro lato del confine, l’uadi Guir diventa Saoura dopo la sua confluenza con l’uadi Zousfana e alimenta la diga di Djorf Torba in Algeria. Questa diga, costruita negli anni ’60, oggi soffre degli effetti combinati di una siccità endemica e di una cattiva gestione. È facile, in queste condizioni, cercare un capro espiatorio per spiegare il drammatico abbassamento del livello delle acque, piuttosto che ammettere errori di gestione e scelte politiche disastrose.

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