Incontro con l’ex presidente di Taiwan, a Parigi per incontrare gli ‘amici’ e difendere la democrazia

Incontro con l’ex presidente di Taiwan, a Parigi per incontrare gli ‘amici’ e difendere la democrazia
Incontro con l’ex presidente di Taiwan, a Parigi per incontrare gli ‘amici’ e difendere la democrazia
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All’occhiello porta una spilla con le bandiere taiwanese e francese incrociate – e già questo è un vero e proprio simbolo. Tsai Ing-wen è stata presidente di Taiwan per otto anni, fino allo scorso maggio, e come tale non poteva recarsi nella maggior parte dei paesi del mondo che riconoscono Pechino, non Taipei.

La sua venuta ieri a Parigi è quindi un esercizio molto delicato di diplomazia parallela. Tsai Ing-wen non incontrerà il governo, ma è stata ricevuta ieri al Senato dal gruppo di amicizia Francia-Taiwan e ha visitato il campus scientifico di Saclay, che spera di rafforzare la cooperazione con Taiwan.

L’ho incontrata ieri per uno “scambio”, non per una “intervista” che darebbe un carattere troppo ufficiale alla sua visita: tutti camminano sulle uova per paura di provocare una reazione cinese troppo forte. La Germania e il Regno Unito, che avevano acconsentito a questa visita, si sono poi ritirati. Tsai Ing-wen è stata a Praga prima che a Parigi, in un Paese da tempo “bagnato” per Taiwan. E oggi andrà al Parlamento europeo a Bruxelles, dove ha degli alleati.

Alla domanda sul significato della sua presenza, risponde semplicemente che è venuta a trovare “amici”. Ma è chiaro che ciò è tutt’altro che banale perché, sebbene i contatti economici siano numerosi, i rapporti politici sono sempre discreti.

Tsai Ing-wen arriva a ribadire un unico messaggio: Taiwan è una democrazia, Taiwan è una questione strategica, Taiwan deve essere difesa dagli appetiti di Pechino. Un discorso tanto più incisivo alla luce delle nuove manovre intimidatorie cinesi degli ultimi giorni, con una portaerei e 153 aerei cinesi in manovra attorno all’isola; un segno di malcontento dopo il discorso del successore della signora Tsai alla guida di Taiwan, Lai Ching-te.

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L’ex presidente non teme un’invasione cinese, ma l’isola si prepara. E, in un equilibrio di potere ineguale tra 24 milioni di abitanti da una parte e 1,4 miliardi dall’altra, ha bisogno del sostegno dei suoi “amici” nel mondo.

E quindi innanzitutto dagli Stati Uniti, e da questo punto di vista Tsai Ing-wen non è affatto preoccupata per le elezioni americane del 5 novembre. Ritiene che il sostegno a Taiwan da parte di Washington sia bipartisan e che bisognerà solo abituarsi al diverso stile del nuovo presidente.

Ma, e questa è una novità, anche Taiwan si sta rivolgendo verso l’Europa, che finora è rimasta più discreta, addirittura indifferente, come suggeriva una frase controversa di Emmanuel Macron l’anno scorso. Tsai Ing-wen spera che gli europei siano presenti per far sapere alla Cina che la conquista militare è inaccettabile; se non altro perché una parte significativa del loro commercio passa attraverso lo Stretto di Taiwan e subirebbero le conseguenze di un conflitto.

Ma annunciando lei stessa la sua visita con un tweet davanti alla piramide del Louvre, Tsai Ing-wen mette in risalto “valori comuni”, libertà, democrazia e diritti umani. Ieri me lo ha ripetuto con insistenza: un fallimento della democrazia a Taiwan sarebbe un fallimento per l’intero mondo democratico. Per parafrasare Lenin, Taiwan è democrazia più semiconduttori: non male per una piccola isola del Pacifico.

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