Quando parte del mondo politico vallone chiede il parere dei cittadini prima di prendersi per il culo

Quando parte del mondo politico vallone chiede il parere dei cittadini prima di prendersi per il culo
Quando parte del mondo politico vallone chiede il parere dei cittadini prima di prendersi per il culo
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Verso un meccanismo di voto come in Svizzera? In Vallonia non siamo ancora arrivati

Oltre a questo consiglio permanente che organizza le commissioni deliberative, è stato raccomandato anche il ricorso alle consultazioni popolari, processo autorizzato in Vallonia da più di cinque anni. E questo per permettere alla popolazione vallone di esprimere il proprio parere sulle eventuali proposte provenienti da queste commissioni deliberative che riuniscono cittadini sorteggiati e deputati.

Alcuni anni fa, i dibattiti sui mezzi che avrebbero dovuto consentire di avvicinare il cittadino medio ai funzionari eletti erano numerosi. Questi dibattiti hanno perso la loro forza negli ultimi tempi. Ma la radice del problema rimane. Il consiglio paritetico permanente, così come è stato concepito, ha avuto il merito di offrire un meccanismo concreto, complementare alle possibilità offerte dalle commissioni deliberative (ce n’è stata finora una sola) e dalle consultazioni popolari (finora non ce n’erano). Tutto ciò lasciava addirittura intravedere l’inizio di un meccanismo vicino al sistema elettorale svizzero.

Per ora non sta succedendo nulla

Prima delle elezioni, le cose sembravano certe. Ma dopo le elezioni di giugno e la costituzione di una nuova maggioranza, la costituzione di questo consiglio permanente sembra compromessa anche se non tutto è ancora perduto. Il presidente del Parlamento vallone, Willy Borsus (MR), ha inviato ai capigruppo un documento chiedendo loro se questa proposta rimane attuale e, in caso di risposta positiva, come intendono lavorarci. E da allora? Il voto sul bilancio, le vacanze e i capricci della vita politica vallone hanno fatto sì che non accadesse nulla.

Il capo del gruppo Ecolo, Stéphane Hazée, si dice deluso. “Nella dichiarazione di politica regionale non si parla di questo progetto, se non di una strumentalizzazione, ai miei occhi, della riforma delle province. Sappiamo che il governo vuole organizzare una consultazione popolare su questa questione, fingendo che sia stata la commissione deliberante a suggerirlo, il che è completamente falso”.

“La democrazia partecipativa si colloca in un contesto di crescente sfiducia dei cittadini nei confronti della politica”

La democrazia partecipativa, alla quale la Dichiarazione di Politica Regionale (DPR) dedica tre righe, non è chiaramente la priorità del nuovo governo MR-Les Engagés. Ed è il suo diritto più rigoroso. Ciò però sorprende per tre ragioni.

La prima sorpresa riguarda la posizione del MR. Anche se restano questioni pratiche riguardo alla creazione di questo consiglio paritetico permanente, il gruppo politico liberale si è detto favorevole alle varie raccomandazioni emesse dalla commissione deliberativa da cui è nata questa idea. La seconda riguarda la posizione dei Fidanzati. Nella legislatura precedente, il partito che si chiamava ancora CDH aveva chiesto all’opposizione la creazione di un consiglio permanente prima ancora che fosse presa in considerazione la commissione deliberativa dedicata a questo tema.

Per questi due motivi, possiamo sempre trovare ragioni politiche o addirittura politiche che giustificano questo cambiamento di atteggiamento.

Il terzo motivo di sorpresa è senza dubbio più fondamentale. Come spiegare ai valloni sorteggiati che partecipavano a questa commissione deliberativa, a volte anche di domenica, che una parte del mondo politico vallone ha deciso alla fine di sedersi sulle loro conclusioni, mentre c’era un ampio consenso? Un modo per far arrabbiare le persone – e i loro amici, e le loro famiglie e tutti coloro con cui parlano – che hanno un reale interesse per gli affari pubblici. Educatamente concluderemo che è controproducente.

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