a Parigi, il quartiere Ménilmontant dice addio al bar Saint-Sauveur – Libération

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Reportage

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Sede storica dell’estrema sinistra anar e antifascista, il bistrot del 20° arrondissement ha festeggiato sabato 4 gennaio la sua ultima serata in pompa magna, dopo la morte quest’estate del suo capo.

Quando ci presentiamo alle 14, sabato 4 gennaio, la gente c’è già, e non poca. Già l’atmosfera delle grandi serate, le canzoni antifasciste a squarciagola e gli shottini in fila sul bancone. Nello spazio ridotto lasciato dai corpi, sotto le nuvole di adesivi rossi e neri, camminiamo come possiamo, sgomitiamo, balliamo, cadiamo l’uno nelle braccia dell’altro. Dietro il bancone, il gruppetto di baristi in maglietta con tirapugni non sta con le mani in mano e alza apertamente anche i gomiti.

Questo sabato, 4 gennaio, il Santo Salvatore si è offerto un funerale in pompa magna, da mezzogiorno fino a tarda notte. Dopo quasi vent’anni di esistenza, lo storico bar dell’estrema sinistra anar e antifascista abbassa definitivamente il sipario. È il terzo locale di questo genere nel quartiere a chiudere in poche settimane, dopo il bar Lieu-Dit e la libreria Le Jargon libre. Se avessimo potuto vedere questo come una conseguenza della gentrificazione del 20° arrondissement di Parigi, o delle ripetute chiusure amministrative, la vera ragione è semplice e triste: è la morte quest’estate all’età di 55 anni del fondatore e capo, Giulia

Francia

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