La guerra del clitoride ha avuto luogo

La guerra del clitoride ha avuto luogo
La guerra del clitoride ha avuto luogo
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È la madre della campagna. Nel giugno 2011, di notte, nelle strade di Parigi e in una quindicina di città francesi, gli attivisti dell’associazione Dare to Feminism (OLF) hanno affisso manifesti sui muri e spruzzato stencil sui marciapiedi con l’effigie del clitoride. Per la maggior parte dei passanti l’organo con la sagoma scarlatta del pinguino è ancora un oggetto non identificato. Tra pochi anni diventerà uno standard di uguaglianza tra i sessi, un simbolo del diritto al piacere. Lucie Sabau aveva all’epoca 29 anni e coordinava la campagna di affissione, chiamata “Dare the clito!”. “Non eravamo in modalità bellicosa, ma sapevamo che saremmo stati dirompenti, spiega. Avevamo il fuoco sacro”.

Dall’inverno un gruppo di donne si sta preparando per l’operazione. Otto giovani attiviste, che hanno appena partecipato alla precedente campagna dell’OLF: “Stupro: la vergogna deve cambiare posizione”, la loro prima azione femminista su larga scala. “Eravamo disgustati e guidati da un sentimento di urgenzaracconta Lucie Sabau. Ci siamo resi conto di quanto i metodi operativi degli aggressori si basino su questa propaganda di odio e di disprezzo per i nostri corpi e i nostri sessi, su questa ignoranza in cui siamo mantenuti e che ci viene imposta. Per noi parlare di clitoride era una questione di sopravvivenza”.

Una “campagna per le cotolette”

Lucie, che ha appena terminato gli studi, è la più anziana del gruppo. Ogni settimana incontra i suoi compagni di classe nel soggiorno dell’uno o dell’altro, a volte a più di un’ora di viaggio da casa sua, nella periferia parigina. Insieme parlano della loro intimità, dei loro piaceri e della strategia da adottare. “Siamo cresciuti con ragazzi che pensavano di avere un genere e in realtà non era così”continua il coordinatore della campagna. “Quasi nessuno aveva in testa una rappresentazione, anche schematica, di questo organo.”

Si chiedono: quale potrebbe essere l’equivalente, per le ragazze, dei disegni di cazzi a scuola?

Il poster risultante, prodotto con i mezzi a disposizione, è diventato iconico. Attira critiche, a volte dure. Il clitoride, immenso e rosa scarlatto, appena stilizzato, è piantato in mezzo a due cosce divaricate, il tutto in uno stile ingenuo che parodia L’origine del mondo di Courbet. Nella stampa, anche femminile, la proposta iconografica di Dare to Feminism suscita reazioni contrastanti, anche istintive.



Nei locali parigini dell’associazione Dare to Feminism, Lucie Sabau, coordinatrice della campagna “Osez le clito!”, lanciata nel giugno 2011, tiene tra le mani il manifesto emblematico dell’operazione.| Andi Gáldi Vinkó, per Heidi.new

“Volendo colpire forte (era compatibile con il clitoride?), il femminismo Dare ha tirato fuori l’artiglieria pesante della provocazione”scrive il sito Madmoizelleche denuncia «una comunicazione TROPPO» e cita una reazione interna: “cos’è questa, una campagna per le cotolette?” Di fronte a questa campagna scioccante, giudicato «aggressivo» par Gli Inrock, la rivista femminile Marie-Claire chiede: “Le femministe stanno andando troppo oltre?”.

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