Vittime, poi condannate, i #superstiti della strage di Place Saint-Lambert

Vittime, poi condannate, i #superstiti della strage di Place Saint-Lambert
Vittime, poi condannate, i #superstiti della strage di Place Saint-Lambert
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Tredici anni quasi esatti dopo la tragedia del 13 dicembre 2011, la Corte d’appello di Liegi ha emesso una sentenza che lascia l’amaro in bocca. I sopravvissuti e i familiari delle vittime della sparatoria di Place Saint-Lambert sono sottoposti a un nuovo calvario, segnato da una condanna civile. Una decisione che risuona come una doppia punizione, per uomini e donne che hanno già perso tanto.

Martedì 26 novembre 2024, la Corte d’appello di Liegi ha ordinato alle vittime di risarcire lo Stato belga per un importo di 1.800 euro. Ella infatti ha ritenuto che lo Stato belga non avesse alcuna colpa.
Loro, le vittime, sono condannate per aver osato far valere i propri diritti nel quadro di un procedimento civile volto a comprendere i difetti di un sistema giudiziario. L’assassino, Nordine Amrani, al momento dei fatti si trovava infatti in libertà condizionale, contro il parere della Procura.
Per questi sopravvissuti l’assurdità della situazione non risiede solo nel giudizio. Si ritrova sotto il peso di una lotta combattuta da tredici anni. Quella di convivere con le conseguenze psicologiche ed emotive, invisibili ma ben presenti, di una tragedia che costò la vita a 6 persone e ne ferì in varia misura 150.

Dopo questo giudizio, i sopravvissuti ammettono il loro stupore, in bilico tra la voglia di piangere e la ribellione. Ma anche quello di tacere, di non testimoniare più, di non denunciare più. “ La prossima volta che vedi qualcosa, non testimoniare, non parlare apertamente. Soprattutto chiudi la bocca! » disse uno di loro, una testimonianza amara, cruda, commovente, frutto di una lotta estenuante.

Una storia che ci porta a mettere in discussione noi stessi, come società. Ascoltare le vittime, sostenerle e, soprattutto, dare loro giustizia?

È stata postata anche online una petizione (già più di 9.000 firme) da parte della famiglia di Pierre Gérouville, morto il triste 13 dicembre, per chiedere una riforma delle procedure di libertà condizionale, con controlli rigorosi per garantire la sicurezza della popolazione.


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