ll 22 novembre, la Corte penale internazionale (CPI) ha approvato l’emissione di mandati di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu, attuale primo ministro israeliano, Yoav Gallant, ex ministro della difesa israeliano, e Mohammed Deif, leader del braccio armato di Hamas, per atti qualificati crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Oggi appartiene ai 125 Stati parti dello Statuto di Roma [reconnaissant la juridiction de la CPI] di rispettare i loro obblighi nei confronti della Corte penale internazionale, arrestando le persone ricercate e consegnandole alla Corte.
Tuttavia, in un comunicato stampa del 27 novembre, la diplomazia francese, pur riconoscendo l’esigenza di cooperazione con la CPI, ha ritenuto che lo Statuto di Roma prevedeva che uno Stato non potesse essere “obbligo di agire in modo incompatibile con i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale per quanto riguarda le immunità degli Stati non parti della CPI”.
In altre parole, la Francia sostiene che i mandati d'arresto emessi contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant non potrebbero essere eseguiti a causa delle immunità di cui beneficerebbero in quanto membri di un governo di uno Stato che non riconosce la CPI. Questa posizione è sia giuridicamente falsa che politicamente disastrosa per quanto riguarda il diritto internazionale umanitario e la lotta contro l’impunità.
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Declino recente
I capi di Stato, di governo e i ministri degli affari esteri in carica beneficiano sicuramente dell’immunità personale, che li tutela in linea di principio da qualsiasi procedimento giudiziario davanti ai tribunali penali nazionali stranieri. Si tratta di un principio generale del diritto internazionale che ha la sua fonte nel diritto consuetudinario ed è stato affermato dalla Corte internazionale di giustizia, in una sentenza del 14 febbraio 2002.
In applicazione di queste immunità, la Corte di cassazione aveva, ad esempio, stabilito, nel 2020, che era impossibile perseguire in Francia Abdel Fattah Al-Sissi, presidente della Repubblica d'Egitto, per atti classificati come tortura e atti di barbarie . Notiamo tuttavia un recente declino di questa giurisprudenza relativa al perseguimento dei crimini più gravi, con il sistema giudiziario francese che ha emesso, a giugno, un mandato di arresto contro il presidente siriano Bashar Al-Assad, per complicità in crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
La Corte di Cassazione deve ancora pronunciarsi sulla validità di tale mandato. Ma è già certo che queste immunità ricadono davanti ad una giurisdizione penale internazionale come la CPI. L'articolo 27 dello Statuto di Roma stabilisce quindi il principio secondo cui “Le immunità (…) che possono riguardare la qualità ufficiale di una persona, ai sensi del diritto interno o del diritto internazionale, non impediscono alla Corte di esercitare la sua giurisdizione su detta persona.. La CPI è stata istituita proprio per derogare alle immunità internazionali e perseguire e processare coloro che hanno la responsabilità più pesante per aver commesso i crimini più gravi, che sono, per loro natura, legati all’esercizio del potere.
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