Rinvii e ritiri: i partiti si mettono in ordine di battaglia prima del 2° turno: Novità

-

Dopo decine di ritiri, martedì alle 18 si conoscerà la linea di partenza del secondo turno delle elezioni legislative, che dovrebbero confermare anno dopo anno la costituzione di un “fronte repubblicano” contro il Raggruppamento Nazionale.

L’entusiasmo certamente non c’è, ma si registrano ritiri di candidati macronisti o di sinistra nella maggior parte dei collegi elettorali dove almeno tre candidati erano qualificati e dove il partito lepenista riesce a vincere.

L’obiettivo è evitare che domenica sera la Rn ottenga la maggioranza assoluta al ballottaggio. Se dovesse realizzarsi, gli oppositori del partito di estrema destra si troverebbero di fronte al compito estremamente complesso di formare una maggioranza o un governo alternativo in grado di guidare la Francia.

Autorità morale della sinistra, l’ex segretario generale della CFDT Laurent Berger ha messo in guardia lunedì in un’intervista all’AFP contro qualsiasi “intoppo nel ritiro repubblicano”.

Da parte sua, Jordan Bardella, presidente della RN e pronto ad entrare a Matignon, ha denunciato “alleanze disonore” per bloccarlo, e ha invitato gli elettori a concedergli la maggioranza assoluta “di fronte alla minaccia esistenziale per la nazione francese” che secondo lui rappresenta l’alleanza di sinistra Nuovo Fronte Popolare.

– Fotografia nitida –

I candidati a deputati hanno tempo fino alle 18:00 per presentare la loro domanda alla prefettura. Questo è il momento in cui emergerà una fotografia chiara.

Ma in questa fase, secondo i dati dell’AFP, più di 150 candidati si sono ritirati dai più di 300 candidati triangolari inizialmente previsti alla fine del primo turno.

Tra questi, per il momento, ci sono una maggioranza di rappresentanti del PFN, o addirittura tre ministri (Sabrina Agresti-Roubache, Marie Guévenoux, Fadila Khattabi).

Il candidato della LFI si è ritirato nel Calvados per favorire l’elezione contro la RN dell’ex primo ministro Elisabeth Borne, che la sinistra ha tuttavia combattuto vigorosamente sulle riforme delle pensioni e dell’immigrazione o sull’uso dell’articolo 49.3 del bilancio.

Stesso approccio a Tourcoing, dove il candidato nominato dalla NFP si è ritirato per non correre il rischio di vedere la RN battere il ministro degli Interni Gérald Darmanin.

I leader di sinistra hanno espresso la loro insoddisfazione per le esitazioni o la riluttanza di alcuni nel campo presidenziale.

“Abbiamo applicato una regola chiara (…): non un voto per il Raggruppamento Nazionale, non un seggio in più per il Raggruppamento Nazionale. E speriamo davvero che il campo macronista dimostri la stessa chiarezza”, ha dichiarato lunedì sera a France 2 il coordinatore dell’Insoumis Manuel Bompard.

– “Nessuna voce” per la Marina militare –

Emmanuel Macron ha affermato ai suoi ministri riuniti all’Eliseo che “nessuna voce” dovrebbe “andare all’estrema destra”, ricordando che la sinistra si era mobilitata contro la RN nel 2017 e nel 2022 permettendo la propria adesione all’Eliseo, secondo un partecipante.

Un modo di rispondere a chi, nella maggioranza, mette di pari passo il RN e La France insoumise, accusati di aver flirtato con l’antisemitismo durante la campagna europea. In prima linea il ministro delle Finanze Bruno Le Maire e l’ex primo ministro Edouard Philippe.

Il discorso presidenziale serve anche da monito ai candidati del suo stesso partito, Renaissance, che sarebbero riluttanti a lasciare il campo aperto a un candidato di sinistra meglio posizionato contro la RN.

Domenica l’onda blu navy si è diffusa con oltre 10,6 milioni di voti, ovvero il 33,1% dei voti, un livello storico – escluso il secondo turno delle elezioni presidenziali del 2022.

Domenica, al primo turno, la RN ha eletto 39 deputati, a cominciare da Marine Le Pen del Pas-de-Calais. Il partito della fiamma, alleato di Eric Ciotti, si è qualificato in 443 dei 577 collegi elettorali ed è in testa in 296.

Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, l’estrema destra potrebbe governare la Francia. E poche sono le opzioni a disposizione delle altre forze politiche per prevenirlo.

Jordan Bardella ha già fatto sapere che rifiuterebbe l’incarico di primo ministro se non avesse la maggioranza assoluta. Ma se dovesse avvicinarsi, non esclude di appoggiarsi ad altri deputati di destra per entrare a Matignon.

Se la RN non potesse governare, i macronisti, il partito di sinistra e di destra Les Républicains (LR) sarebbero probabilmente costretti a innovare formando una coalizione ampia in termini di spettro ma debole in termini di numero di deputati perché molto probabilmente escludevano i ribelli.

Il primo ministro Gabriel Attal auspicava così lunedì sera, nel corso del TF1, che dalle urne uscisse un’“Assemblea plurale”, mentre il presidente della LR dell’Hauts-de-France Xavier Bertrand invocava un “governo di rinascita nazionale”.

Una tale “grande coalizione”, comune nei paesi europei, è estranea alle tradizioni politiche francesi. Ma potrebbe essere la loro unica opzione.

-

PREV Responsabili dei progetti Green dell’UE
NEXT La Borsa svizzera sotto i 12.000 punti nelle prime borse