il vendicativo sacrificio di sé di Angelica Liddell

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Prove di “Dämon. I funerali di Bergman, di Angelica Liddell, il 25 giugno 2024, ad Avignone. CHRISTOPHE RAYNAUD DE LAGE/FESTIVAL DI AVIGNONE

Potere, irriverenza e libertà. Tutto ciò che contraddistingue il marchio Angelica Liddell è stato esposto il primo giorno del Festival di Avignone, sabato 29 giugno nella Cour d’Honneur del Palazzo dei Papi. La libertà creativa della performer spagnola l’abbiamo misurata con il suo nuovo spettacolo Damone. I funerali di Bergman. E come, quando si esercita senza riserve né filtri, sfida e minaccia la libertà di critica. Al termine di uno spettacolo, il cui contenuto dei primi minuti era noto solo al team creativo – la direzione del Festival lo ha scoperto sul posto – tutti si sono resi conto della portata della trappola tesa da Liddell durante un evento che ha lasciato il pubblico confuso. incredulità.

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Apertura di un capitolo chiamato «umiliazioni», cita estratti di articoli di stampa negativi scritti su di lei da critici teatrali. Tra questi, Armelle Héliot di FigaroPhilippe Lançon di PubblicazioneStéphane Capron di France Inter e Fabienne Darge, nostra collega di Mondo. Liddell poi volta le spalle alla tribuna, legge le battute dei critici e conclude, sfidandoli: “Dove sei Armelle? Dove sei Filippo? ». Destreggiandosi tra l’equivalenza franco-spagnola della parola “capron” (cabron), scivola negli insulti: “ raccolta… ». Quando arriva il turno di Fabienne Darge, non dice una parola ma mostra le sue chiappe al pubblico. Il gesto è totalmente scortese.

L’insulto viene compiuto con imperdonabile disinvoltura. Questa è la risposta di Angelica Liddell a chi, secondo lei, non era al livello della sua arte. Questa affermazione della sua onnipotenza come autrice e regista ha qualcosa di simile a un suicidio professionale. Perché continuare a scrivere di qualcuno che ti lincia dal vivo? Da parte sua, non si muoverà: sul set, il creatore fa quello che vuole, qualunque sia il prezzo da pagare. Contattato da Il mondoTiago Rodrigues, direttore del Festival, dice di non vedere” di incompatibilità » tra libertà di creazione e libertà di stampa. “ Si ispira al pensiero di Bergman che ebbe un rapporto violento con la critica cinematografica. Questo gesto poetico può risultare inquietante, ma il festival non deve interferire con l’integrità delle opere. »

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Angelica Liddell ha quindi sferrato un duro colpo. Di chi, con la forza, ricorda al pubblico che, di fronte a lui, c’è un creatore inalienabile. L’inquietudine è percepibile, ma sospettavamo che lo spagnolo, presentato per la prima volta alla Corte d’Onore, sarebbe salito all’altezza di un posto ambito da molti ma raramente così ben servito. La sua pro domo per l’arte porta con sé il suo peso di intransigenza e la sua dose di vetriolo. La performer, invitata al Festival dal 2009, affronta regolarmente l’amore, la sessualità, la maternità, i lavoratori intermittenti e, questa volta, la vecchiaia fisica, mentale e morale, oggetto della sua attuale abiezione.

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