Michel Lucier, pioniere della diplomazia del Quebec

Michel Lucier, pioniere della diplomazia del Quebec
Michel Lucier, pioniere della diplomazia del Quebec
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In un momento in cui l’importanza delle relazioni Francia-Québec è ricordata dalla nomina di Henri-Paul Rousseau al posto di delegato generale del Quebec a Parigi, è necessario sottolineare il contributo eccezionale di uno dei suoi predecessori, che ci ha appena lasciato .

È un uomo generoso e dal temperamento ardente che è tra i relatori più illustri del periodo più intenso della diplomazia del Quebec. Michel Lucier si è trovato nel cuore di questa generazione di servitori dello Stato che hanno dato al Quebec il diritto di cittadinanza all’estero. È riconosciuto, sulle orme di Jean-Marc Léger e altri, come uno dei promotori e artefici di una francofonia internazionale dove il Quebec ha lottato duramente per guadagnarsi un posto all’altezza. Formatosi nella disciplina sulpiziana accanto a compagni come il futuro cardinale Jean-Claude Turcotte e il presidente Guy Pépin, passò all’azione attraverso la filosofia e l’insegnamento universitario.

Durante i sette anni di sacerdozio e ministero, abbinati alle sue attività intellettuali, lavorò a stretto contatto con il cardinale Paul-Émile Léger, che lo nominò suo segretario particolare. Pochi conoscevano meglio di Michel Lucier questo enigmatico prelato, che passò dal genio all’ascetismo, dopo aver facilitato il controllo da parte dello Stato dei servizi educativi e ospedalieri, fino ad allora forniti sotto l’autorità religiosa.

Toccato, come molti suoi contemporanei, dalla messa in discussione del suo impegno sacerdotale, il giovane professore universitario e vicario della cattedrale Marie-Reine-du-Monde conobbe poi la donna che avrebbe sposato. Lui e Suzanne Prévost formarono una coppia e una famiglia calorosa che, 54 anni dopo, si era arricchita di quattro figli e nove nipoti.

Fondatore, insieme al suo amico Jacques Léonard, della Facoltà di Formazione Continua dell’Università di Montreal, ha ampliato il suo impegno a livello internazionale, dove ha partecipato alla fondazione di AUPELF-UREF. Si è quindi inserito nella mobilitazione della comunità scientifica francofona attorno ai temi definiti dai vertici.

Questo percorso lo condusse al foro diplomatico dove contribuì alla preparazione dei vertici francofoni che seguirono quelli di Versailles e del Quebec. Successivamente darà il massimo del suo talento di sherpa al Primo Ministro del Quebec nei vertici di Hanoi e Moncton e, infine, dal 1997 al 2000, alla testa della Delegazione Generale del Quebec a Parigi.

Ciò significa che ho avuto l’opportunità, in diverse occasioni, di apprezzare la sua efficienza, la sua competenza e la sua determinazione nell’affermare il ruolo del Quebec sulla scena internazionale. Al di là del rispetto che provavo per il professionista, conoscevo e amavo l’uomo al quale ero unito da vincoli di amicizia. Con una sensibilità mal nascosta sotto un’apparenza rude quando necessario, portava alto il suo orgoglio del Quebec e la sua fedeltà sovranista. Avremo capito che era capace di una feroce vigilanza nei suoi occasionali conflitti con i suoi omologhi federali.

Niente nei suoi successi professionali, per quanto reali, lo ha mai incoraggiato ad essere compiacente, tanto meno a vantarsi. Gli bastava il senso del dovere compiuto e del compito ben svolto.

Anche se chiude una vita pienamente vissuta, ogni fine porta all’incompiuto. Possiamo pensare che un uomo di cultura e di riflessione come Michel Lucier vi vedesse l’obbligo di una doppia continuità da garantire alla sua famiglia e alla comunità. Non c’è dubbio che al centro di queste aspettative c’era la continuazione di ciò che sperava per questo Quebec che amava e serviva con fervore.

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