Festival di Avignone, Aix e Arles: in sintonia con il mondo

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I responsabili del Festival di Avignone hanno tenuto una conferenza stampa il 24 giugno, presso la Corte d’Onore del Palazzo dei Papi. ALESSANDREQUENTIN

Dgià soggetti, per alcuni, ai vincoli del calendario olimpico, ecco che i festival estivi si ritrovano coinvolti in un’altra agenda, quella delle elezioni legislative e della nuova situazione politica che emergerà dalle urne il 7 luglio, giorno della seconda girare. La decisione decisa da Emmanuel Macron la sera delle elezioni europee e la grande vittoria dell’estrema destra, lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e la prospettiva di un prossimo governo guidato dal Raggruppamento Nazionale (RN) suscitano un’ondata di preoccupazione in molti eventi culturali.

Con la sua lunga storia nata dalla Resistenza, attraversata da lotte e rivendicazioni, il Festival di Avignone è in prima linea. Il suo direttore, il portoghese Tiago Rodrigues, auspica in questo contesto a “festival popolare, progressista, ecologico, femminista e antirazzista”. Fino all’8 luglio si terranno in città numerosi discorsi, assemblee generali, manifestazioni sindacali e artistiche. E dopo ? Al momento in cui scriviamo queste righe si tratta ancora di fantapolitica, ma non c’è dubbio che una vittoria della RN provocherebbe forti shock in un mondo della cultura che le è ostile e che continua a moltiplicare i forum e le petizioni per appellarsi per averlo bloccato.

Pace e unità

Attraverso la loro offerta artistica, gli Incontri di fotografia di Arles, il Festival Internazionale dell’Arte Lirica di Aix-en-Provence e il Festival di Avignone sono sempre stati in sintonia con gli sconvolgimenti del mondo. Quest’anno non fa eccezione. Ad Aix-en-Provence, ad esempio, l’Orchestra giovanile del Mediterraneo festeggia il suo 40° anniversario e continua a difendere i valori della pace e dell’unità. Una sfida, come spiega la sua vicedirettrice, Pauline Chaigne, nello spazio geografico in cui si trova “è più difficile reclutare giovani artisti che possano esprimersi liberamente, che si sentano sufficientemente sicuri per farlo”.

Ad Arles, la fotografa ispano-belga Cristina de Middel racconta una storia allo stesso tempo cruda e mitologica sulla migrazione dei messicani negli Stati Uniti. Un modo per cambiare la nostra visione di queste donne e uomini che tentano l’impossibile per cambiare la propria vita. Ad Avignone, anche la forte presenza sudamericana rientra in questo desiderio di confrontarsi con la realtà con opere forti, segnate da questioni postcoloniali e questioni relative all’identità e alla storia di questi artisti che provenivano da paesi che avevano vissuto una dittatura.

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