Michel Legrand: Da Delphine a Lancien (Les Demoiselles de Rochefort).

Michel Legrand: Da Delphine a Lancien (Les Demoiselles de Rochefort).
Michel Legrand: Da Delphine a Lancien (Les Demoiselles de Rochefort).
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Jacques. Chi si nasconde dietro questo nome? Non uno, ma due Jacques: Jacques Demy e Jacques Canetti. Un “fratello” e un “padre”. Canetti è un “surrogato di padre” per Michel, il cui padre, Raymond Legrand, aveva abbandonato la casa di famiglia quando lui aveva tre anni; Canetti è anche, come dice Michel Legrand, “l’uomo più influente in campo discografico” negli anni del dopoguerra. Produttore straordinario, scopritore dei più grandi cantautori della “canzone francese” (Brassens, Brel, Aznavour, Vian, Gainsbourg, Bobby Lapointe, Mouloudji), Canetti è “un personaggio sorprendente”, un “piccolo uomo di vasta cultura” (è fratello dello scrittore svizzero tedesco Elias Canetti), “intraprendente e creativo, poliglotta, all’avanguardia nella novità”.

Dal 1952 Canetti si affida al figlio di Raymond Legrand, un giovane pianista di talento. Sotto la sua guida, Michel ha lavorato duramente con vecchie star (Maurice Chevalier, Tino Rossi) e giovani artisti (Henri Salvador, Catherine Sauvage) fino all’inizio degli anni ’60. Alla testa della sua orchestra, arrangia innumerevoli brani in un abbondante eclettismo : “world music” adattata ai gusti occidentali, rock and roll, brani con accenti jazz, varietà.

Michel Legrand è consapevole dell’importanza di Canetti nella sua carriera: “Per parafrasare Beethoven evocando la sua famosa Quinta: È il destino che bussa alla mia porta”. E il destino del giovane musicista di talento era quello di sperimentare un incredibile successo nel 1954. Il disco a 33 giri I Love Paris lo ha portato alla ribalta della scena internazionale e lo ha fatto conoscere su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ma la vena creativa di Michel si rivela in questo periodo anche grazie a La Valse des lilas: “Ero un giovane arrangiatore stacanovista, questo mi ha reso un promettente compositore di canzoni. »

Michel mantiene questa promessa e il suo genio sboccia nel cinema: oltre alle collaborazioni con Godard, Varda, Chris Marker (Le Joli Mai del 1962), la straordinaria amicizia che lo unisce a Jacques Demy gli permette di rivelare tutta la portata del suo arte. Demy, ovvero “uno degli incontri umani e professionali più belli della mia vita”. Michel Legrand, che si definisce simpaticamente “la metà di Demy”, accompagna il suo alter ego da Lola a Parking (1985).

Ma è nei tre capolavori Les Parapluies de Cherbourg, Les Demoiselles de Rochefort e Peau d’âne che si realizza la miracolosa simbiosi tra musica e immagine. Di questi film musicali restano brani che non presentiamo nemmeno più, poiché fanno parte di un patrimonio musicale e visivo ampiamente condiviso: la “Canzone dei gemelli”, “Love, Love”, “The Woman Cut into Pieces”, “Da Delphine a Lancien”, “Le cake d’amour”… Ma patrimonio non significa mummificazione, e i concerti di questo fine settimana, che fanno rivivere queste canzoni ancora e ancora, sono lì a ricordarci che Michel Legrand odiava la nostalgia e l’arretratezza .

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