L’editoriale di Fabrice Grosfilley: il grande cambiamento del 2024 e profumo di aria schiarita

L’editoriale di Fabrice Grosfilley: il grande cambiamento del 2024 e profumo di aria schiarita
L’editoriale di Fabrice Grosfilley: il grande cambiamento del 2024 e profumo di aria schiarita
-

Questo mercoledì su Bonjour Bruxelles, Fabrice Grosfilley ripercorre le elezioni del 9 giugno e il significativo cambiamento politico che ne è derivato.

Se facciamo un passo indietro, l’anno 2024 sembrerà forse presto un anno cruciale nella nostra vita politica. Un anno che ha azzerato i contatori e ha provocato un grande sconvolgimento. È sempre difficile voler fare questo tipo di osservazione. Un giornalista non è uno storico. Abbiamo il naso sull’accaduto, prendiamo coscienza dei fatti sempre più velocemente, un file rincorre l’altro, e non sempre abbiamo la prospettiva sufficiente per decodificare ciò che accade davanti ai nostri occhi. Lo storico ha il tempo di osservare le cose a lungo termine, di incrociare fonti e punti di vista. Può misurare la profondità dei cambiamenti e le loro conseguenze.

Ma anche quando fa caldo si vede già l’importanza di questo triplo voto dal 9 giugno. Innanzitutto per la chiarezza dei risultati. L’entità della vittoria del Movimento Riformista, indiscutibile in Vallonia, il progresso reale degli Impegnati, lo schiaffo preso dagli ambientalisti. A ciò si aggiunge il declino della Défi nella regione di Bruxelles, una progressione del PTB forse meno forte del previsto, e una valutazione contrastante per il Partito socialista che arretra in Vallonia, ma mantiene la sua posizione a Bruxelles. E se guardiamo alla parte fiamminga, una vittoria ai margini della N-VA che mantiene la leadership per un soffio davanti al Vlaams Belang, la buona salute di Vooruit, il crollo dell’Open VLD, il partito della Il premier uscente Alexander De Croo.

Il quadro complessivo è quello delle Fiandre che votano ancora molto a destra euna Vallonia che è scivolata nella stessa direzione. A Bruxelles è la sinistra a restare in leggera maggioranza. Ma una sinistra divisa, probabilmente incapace di concordare un programma di governo, che impone un governo di coalizione che, qualunque cosa dicano i suoi partecipanti, sarà costretto a governare al centro, con allo stesso tempo misure di sinistra e misure di destra per per favore tutti.

Questo per l’analisi dei risultati. C’è anche la vita interna dei partiti. Se possiamo parlare di un momento forte, che potrebbe assomigliare ad una svolta nella nostra vita politica, è anche perché queste elezioni provocano un significativo rinnovamento del personale politico. Jean-Marc Nollet, Gilles Vanden Burre, John Pitseys che non sono rieletti a Ecolo. Alla DéFI, Sophie Rohonyi lascia il Parlamento federale. O anche Alexander De Croo in lacrime quando sono stati annunciati i risultati. Tralasciamo modestamente tutti questi tenori che hanno registrato una partitura molto deludente per le loro voci preferite. C’è stato nel comportamento dell’elettore del 9 giugno un profumo di liquidazione. Una mancanza di sostegno per coloro che hanno dominato la politica di ieri, un desiderio di cambiamento che sembra, col senno di poi, abbastanza evidente.

Negli ultimi giorni molti partiti sono stati impegnati in processi di rifondazione o consolidamento. Rifondazione per Ecolo e DéFI che cercano un nuovo presidente. Coloro che assumeranno la guida di questi partiti dovranno affrontare una sfida importante. Bisognerà gestire soggetti divenuti fragili economicamente con collaboratori in esubero. Meno materia grigia significa meno capacità di produrre testi, di comunicare, di influenzare la vita politica. Nel peggiore dei casi si tratta addirittura del timore di scomparire del tutto in caso di nuove sconfitte elettorali negli anni a venire. Là consolidamento, è quello in corso presso il Movimento Riformatore dove Georges-Louis Bouchez ha deciso di anticipare le elezioni interne. Anche qui si rimette in gioco la carica di presidente, non a caso Georges-Louis Bouchez è candidato alla propria successione, e non si vede chi potrebbe batterlo, e nemmeno chi potrebbe osare sfidarlo. Quest’uomo potrà aver confuso o irritato, ma la sua comunicazione dirompente, il suo modo di dividere il dibattito colpirono nel segno e non furono per niente nel progresso dei riformatori.

Infine c’è il clima generale. Con paesi che si spostano completamente a destra e movimenti di estrema destra che non sono più tenuti lontani dal potere. In Italia, nei Paesi Bassi, forse domani in Francia. Ciò cambia notevolmente la situazione. Ciò dà, su scala del continente europeo, la sensazione di un grande cambiamento. Forse oggi non ne comprendiamo tutta la portata. Con il paradosso che per il momento in Belgio l’estrema destra resta lontana da tutti i governi. Mercoledì mattina Bart De Wever riferirà al re sullo stato di avanzamento dei colloqui per la formazione di un governo federale. Il presidente della N-VA che oggi sembra in buona posizione per diventare informatore e prossimo capo del governo. L’uomo che voleva l’indipendenza delle Fiandre poteva quindi diventare il primo ministro di tutti i belgi. Questo non è certamente il più banale di tutti gli sconvolgimenti che stiamo attualmente osservando. I regionalisti fiamminghi saranno presto al vertice dello Stato. Senza che noi lo sapessimo la reale portata del cambiamento che intendono stampare. Né la velocità con cui vorranno prenderla.

▶ L’editoriale di Fabrice Grosfilley

-

PREV Un veicolo nuovo su quattro venduto in Quebec è a emissioni zero
NEXT Probabili ossa di soldati britannici rinvenute durante gli scavi in ​​Quebec