“Nei casi di femminicidio, spesso vediamo che l’autore del reato percepisce la moglie o l’ex come un’estensione di se stesso”

“Nei casi di femminicidio, spesso vediamo che l’autore del reato percepisce la moglie o l’ex come un’estensione di se stesso”
“Nei casi di femminicidio, spesso vediamo che l’autore del reato percepisce la moglie o l’ex come un’estensione di se stesso”
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Secondo l’analisi di Fabienne Glowacz, professoressa all’ULiège e psicologa clinica, questo contesto di separazione, la perdita del proprio partner e il controllo su di lui, o anche un’esperienza di umiliazione vissuta attraverso la separazione possono precipitare “il violento atto femminicida che può essere visto come una ripresa del controllo su questa situazione.”

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“Nel complesso, quando si verifica un femminicidio o un omicidio domestico, spesso vediamo che l’autore è sopraffatto da una tensione interna. Prima di commettere l’atto, l’individuo si trova in una forma di impasse, vale a dire, non vede alcuna via d’uscita della sua situazione, inizia Fabienne Glowacz. La persona sarà sempre più invasa dall’idea della morte, del suicidio e della morte del proprio partner che peraltro potrà essere verbalizzata da precedenti minacce di suicidio e/o di morte dopo una separazione. Scomparire e far scomparire l’altro diventa allora la soluzione, che si tradurrà in riflessioni sempre più invasive nel campo della coscienza e che rischieranno poi di sfociare nell’azione.”

gabbiano

“Nei casi di femminicidio, spesso vediamo che l’autore del reato percepisce la moglie o la sua ex come un’estensione di sé, come se ci fosse una forma di indifferenziazione tra lui e la sua compagna. Ed è questo il ragionamento che spinge l’autore a pensare’. se devo morire, deve morire anche il mio partner. L’atto può anche essere vissuto dall’autore del reato come un meccanismo di protezione uccidendo l’altro. lo salviamo dalle difficoltà che possono presentarsi dopo una separazione.”

Come meccanismo protettivo

Secondo i primi elementi dell’indagine anche il colpevole voleva togliersi la vita. Per Fabienne Glowacz l’ipotesi o la presentazione dei fatti come suicidio collettivo conseguente al femminicidio può essere vista come una razionalizzazione a posteriori.

“Nei casi di femminicidio, spesso vediamo che l’autore del reato percepisce la moglie o la ex come un’estensione di sé, come se ci fosse una forma di indifferenziazione tra lui e il suo partner, analizza l’esperto. Ed è questo ragionamento che spinge l’autore a riflettere “se devo morire io, deve morire anche il mio compagno”. L’atto può anche essere vissuto dall’autore del reato come un meccanismo di protezione. Come se dicessimo che uccidendo l’altro lo salviamo dalle difficoltà che possono presentarsi dopo una separazione.”

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Al centro di tutto ciò, Fabienne Glowacz ricorda che questi atti riflettono il desiderio di esercitare un controllo assoluto. “La perdita di controllo sul proprio partner che la separazione comporta è fonte di tensione e lascia spazio ad ansia, umiliazione e danno personale. Tutto ciò può provocare un atto violento”.

Si specifica inoltre che nella maggior parte dei casi noti gli autori non sono considerati penalmente responsabili. “Sì, presentano un funzionamento psicologico caratterizzato da alcuni tratti narcisistici, borderline o dall’ansia di abbandono, ma non si tratta di gravi disturbi mentali e psichici che aboliscono il loro discernimento, la loro capacità di comprendere o il controllo delle loro azioni.

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“Il nostro Paese è tuttavia molto impegnato nella lotta al femminicidio, continua Fabienne Glowacz. C’è la legge sul femminicidio e a Liegi c’è il sistema Divico (sistema interdisciplinare per la violenza domestica, ndr) istituito per prevenire il femminicidio individuando i fattori di rischio in una situazione e rafforzando il coordinamento tra i diversi attori giudiziari, medici e sociale. L’obiettivo è essere in grado di identificare situazioni a rischio basso, medio o grave e quindi mobilitare i professionisti per intervenire..”

gabbiano

“Il processo che porta alla commissione del fatto si inserisce in un percorso in cui si sono verificati molestie ed episodi di violenza domestica, che possono aver dato luogo a denunce e richieste di aiuto. In questi casi – Ecco, è una questione riservata ai professionisti di identificare, utilizzando strumenti di valutazione del rischio, la criticità della situazione. Ma non sempre è così, questo processo può svilupparsi in un arco di tempo estremamente breve o in eventi di conflitto La peri-separazione può far precipitare tutto, portando a un passaggio molto rapido all’azione violenta. Questo è forse quello che è successo a Ixelles.”

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E per concludere: “Il processo che porta al compimento del fatto, per alcuni femminicidi, si inserisce in un percorso in cui si sono verificati molestie ed episodi di violenza domestica che possono aver dato luogo a denunce e richieste di aiuto. In questi casi è necessario che i professionisti individuino, utilizzando strumenti di valutazione del rischio, la criticità della situazione. Ma non è sempre cosìspiega Fabienne Glowacz. A volte, questo processo può svilupparsi in un arco di tempo estremamente breve in cui gli eventi, un conflitto peri-separazione, possono far precipitare tutto, portando a un passaggio molto rapido all’azione violenta. Forse è quello che è successo a Ixelles”.

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