Nel cuore del Padiglione cinese, obiettivo “fine 2027” per le riaperture: “La priorità dello Stato forse non è riparare i soffitti” (foto)

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Ma ora, da quando è stato chiuso al pubblico, questo piccolo gioiello, che racchiude sia ricami “il cui valore da solo potrebbe superare quello dell’edificio” ma anche ispirazioni Art Nouveau, si sta visibilmente deteriorando. Tracce di umidità non sono rare al piano superiore e la soffitta è in uno stato pietoso.

Per reperire i fondi necessari alla ristrutturazione e soprattutto alla riapertura al pubblico, la Federal Buildings Authority, proprietaria del sito, ha accettato l’aiuto della baronessa Diane Hennebert e di Piet Steel. Al primo si deve in particolare la ristrutturazione dell’Atomium e della Villa Empain. Il secondo è stato, tra l’altro, il primo ambasciatore belga ad Hanoi.

È stata costituita un’organizzazione senza scopo di lucro e sarà quest’ultima a occuparsi della ristrutturazione. “Dobbiamo trovare i fondi e poi gestire l’edificio”, spiega Diane Hennebert. Si mette quindi alla ricerca di investitori. Tutti i mezzi finanziari utilizzati per questo progetto saranno quindi privati. “Controlleremo ovviamente anche la provenienza dei soldi: si tratta soprattutto di aziende europee che hanno interessi in Cina o di fondazioni”.

L’Autorità, che fa parte della onlus alla stregua dell’FPS Affari Esteri, ha già effettuato i primi studi e monitorerà l’avanzamento dei lavori sull’immobile classificato. “Un risultato positivo e duraturo”, di cui si rallegra il segretario di Stato responsabile della Régie, Mathieu Michel (MR).

Diane Hennebert, curatrice del padiglione cinese
Diane Hennebert, curatrice del padiglione cinese ©Jean Luc FLEMAL

Per restaurare questo gioiello del patrimonio saranno necessari dai cinque ai sei milioni di euro. Questa è una stima fatta due anni fa. Da allora sono comparsi nuovi danni. Una somma che non preoccupa la Baronessa. “Si tratta di ben meno di un terzo di quanto necessario per Villa Empain. Neppure un quinto dell’Atomium. Lo Stato non ha soldi e la sua priorità potrebbe non essere quella di fissare i massimali. Per noi è importante”.

Non un padiglione ma un palazzo

E Diane Hennebert non ha intenzione di restare. L’obiettivo è di riaprire al pubblico alla fine del 2027. “Sposteremo tutti. Non è normale avere questo tipo di edificio in uno stato simile”.

La visione del futuro padiglione è già ben radicata nella sua mente. Il suo nome dovrebbe già cambiare. “Non è un padiglione, è un vero e proprio palazzo e lì ci sono riferimenti che non sono solo cinesi ma dell’Estremo Oriente in generale. Dobbiamo ora parlare di ‘Palazzo delle Vie della Seta’.” Un nome che non è stato ancora validato definitivamente, ci sono ancora alcune verifiche da fare, in particolare per essere sicuri che il nome non sia già preso.

Si sta valutando la riapertura di una mostra. Si concentrerà sulle arti tessili dell’Estremo Oriente. “Tutte queste sete e ricami che all’epoca facevano sognare gli europei.”

La Torre giapponese e il Padiglione cinese, al confine del dominio reale di Laeken, sono in uno stato deplorevole, come dimostrano queste foto scattate nel marzo 2021, dicembre 2022 e marzo 2024. La Regione di Bruxelles, tramite il Segretario di Stato per Heritage Ans Persoons, invita il governo federale, attraverso la Régie des Bâtiments, a presentare un piano d'azione di restauro dei due siti.

La Regione di Bruxelles mette in guardia l’Edilizia e chiede il restauro del Padiglione cinese e della Torre giapponese

Il padiglione stesso sarebbe quindi dedicato ad un’attività museale e aperto al pubblico. Gli annessi, in particolare le scuderie, sono già stati ristrutturati e dovrebbero essere utilizzati per eventi pubblici o privati. Ciò consentirà alle due attività (museo ed eventi) di coesistere senza disturbarsi a vicenda.

Piet Steel non si sbaglia: “Un edificio del genere, che simboleggia attraverso la sua architettura i legami tra il Belgio e l’Estremo Oriente, sarà uno strumento formidabile per gli scambi diplomatici, artistici e anche economici”. In particolare potrete immaginare aperitivi o cene all’interno della scuderia. Finalmente il Padiglione potrebbe in parte ritornare alla sua vocazione originaria, ovvero l’Horeca.

Un modello per il futuro

Questo partenariato pubblico-privato potrebbe servire da modello anche per altri asset in deterioramento. In particolare, l’Edilizia è stata messa in mora dalla Regione di Bruxelles per quattro siti: la Torre giapponese, il Padiglione cinese, l’Orangerie Val Duchesse e la piscina del Résidence Palace. La Regione ha poi accusato la Régie di aver trascurato questo patrimonio e le ha ordinato di proporre un progetto e un calendario per la ristrutturazione completa. Alla fine di aprile Urban Bruxelles ha avviato quattro azioni di cessazione (procedura legale per far cessare un reato). C’è stata una prima udienza ma quella prevista per le memorie è fissata per il 15 novembre.

Da parte sua, il segretario di Stato Mathieu Michel non esclude che il modello dell’organizzazione no-profit composta da attori pubblici e investitori privati ​​venga trasposto ad altri immobili. Diane Hennebert lo chiede. “Il Padiglione Cinese è solo una novità.”

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