Léon Long, 102 anni, racconta i suoi anni trascorsi nella macchia di Orres, nelle Hautes-Alpes, dal 1942 al 1944

Léon Long, 102 anni, racconta i suoi anni trascorsi nella macchia di Orres, nelle Hautes-Alpes, dal 1942 al 1944
Léon Long, 102 anni, racconta i suoi anni trascorsi nella macchia di Orres, nelle Hautes-Alpes, dal 1942 al 1944
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La residenza per anziani “Vivre à l’Oustaou”, situata a Saint-Savournin, ha festeggiato pochi giorni fa il 102° compleanno di Léon Long, originario delle Hautes-Alpes, che visse fino al 1961 a Savine (il villaggio sommerso durante la costruzione della diga di Serre-Ponçon), prima di stabilirsi a Oraison con la famiglia.

Se oggi questo centenario trascorre giorni sereni in compagnia di Marcelle, che ha sposato 77 anni fa e dalla quale ha avuto due figli, un maschio e una femmina, la vita di Léon non è sempre stata un fiume lungo e tranquillo.

Nel 1942, impegnato nei Chantiers de jeunesse di Nyons nella Drome, Léon, con sei suoi compagni, fu requisito per andare in Germania come parte del Servizio di Lavoro Obbligatorio (STO).

“Abbiamo vissuto momenti molto difficili”

Per fuggire, da buoni esperti della montagna e su consiglio di uno dei loro capi, fuggono e si uniscono, a piedi, alla macchia mediterranea di Orres. Nella paura e nel freddo, lontani dalle loro famiglie, dovettero nascondersi per evitare di essere colpiti dagli occupanti italiani presenti nella zona.

Durante i due anni in cui rimasero nella macchia mediterranea, su ordine di ufficiali dell’esercito che affidavano loro delle missioni da compiere, fecero saltare in particolare i ponti per impedire il passaggio dei tedeschi nel territorio.

Léon lo ricorda “Verso la fine della loro missione, gli inglesi avevano paracadutato le armi per poter mitragliare i convogli di camion tedeschi che passavano per Briançon. Abbiamo vissuto anche momenti molto difficili, come il giorno in cui, con undici miei compagni della macchia, abbiamo avuto la pesante responsabilità di fucilare un soldato francese che collaborava con i nazisti. Eravamo in dodici e solo un fucile non era carico!“.

Ma l’evento più drammatico che dovette affrontare in questi anni nella macchia mediterranea e che rimane ancora oggi vivido e doloroso nella sua memoria è quello di “la retata di Boscodon, nel maggio 1944, quando, traditi da un elemento della maquis, i tedeschi arrestarono e fecero prigionieri otto maquis e tre contadini che regolarmente venivano in loro aiuto. Solo tre di loro tornarono vivi, gli altri cinque morirono nel deportazione…“.

Quest’annoAggiunge, Questo è anche il primo anno, da quando esiste il Deportation Day, che non ho potuto recarmi al memoriale di Boscodon l’ultima domenica di aprile!

Dopo la guerra, nel 1945, Léon lavorò per un anno come operaio civile in una panetteria di Embrun, prima di diventare per quasi 30 anni autista di automezzi pesanti in una grande impresa di lavori pubblici. Dal 1982, giorno del suo 60esimo compleanno, si gode una meritata pensione con la sua famiglia!

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