Insoumise France continua a complicare il compito del Nuovo Fronte Popolare

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Jean-Luc Mélenchon e i dirigenti del suo partito, alla serata elettorale di La France insoumise, a Parigi, il 9 giugno 2024. AGNES DHERBEYS / MYOP PER “IL MONDO”

Tutto si muove rapidamente a La France insoumise (LFI), fortemente scossa questo fine settimana. I quattro ex pilastri “ribelli”, non investiti venerdì sera dal movimento per le elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio, hanno confermato, domenica 17 giugno, di ricandidarsi. Gli ex deputati della Seine-Saint-Denis, Alexis Corbière e Raquel Garrido, l’ex deputato marsigliese Hendrik Davi e Danielle Simonnet a Parigi faranno una bella campagna in nome del Nuovo Fronte Popolare. Tuttavia, dovranno affrontare candidati investiti da LFI. Tanto da creare un po’ di confusione nella mente degli elettori.

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Queste figure “ribelli”, abituali dei canali di informazione, hanno il vantaggio di essere ben integrate nel panorama dei media e continuano ad avere il sostegno dei loro partner di sinistra. Lunedì, alcuni di loro si presenteranno a Montreuil in occasione dell’incontro pubblico a sostegno del Nuovo Fronte Popolare organizzato da personalità della società civile come gli economisti Julia Cagé e Thomas Piketty, la boss della CGT Sophie Binet o l’attivista femminista Caroline De Haas.

Come ai tempi della Nuova Unione Popolare, Ecologica e Solidale (Nupes), gli ex deputati saranno sul palco insieme alla leader degli ecologisti, Marine Tondelier, al suo omologo del Partito socialista, Olivier Faure, e ad altri due ribelli “ribelle”, hanno reinvestito, Clémentine Autain e François Ruffin. Escluso dalla candidatura, ma meno conosciuto, anche l’ex deputato eletto di Rennes, Frédéric Mathieu, che come i suoi compagni chiedeva più democrazia all’interno del movimento, ha preferito gettare la spugna.

Adrien Quatennens decide di non candidarsi

Mentre domenica i banditi della LFI si candidavano alla prefettura, l’ex erede di Jean-Luc Mélenchon, Adrien Quatennens, soprannominato dal movimento nonostante la sua condanna per violenza domestica, ha rinunciato a candidarsi a Lille. “Non intendo più che la mia candidatura venga usata contro La France insoumise e il Nuovo Fronte Popolare per danneggiarli”, si è giustificato. La decisione dell’ex delfino sarebbe personale e non frutto di una richiesta del movimento, ansioso di soffocare le critiche, mentre le accuse di epurazione parassitano gli sforzi di Jean-Luc Mélenchon di apparire unificanti e calmanti. Sul set di France 3, il tre volte candidato alle presidenziali ha promesso di averlo fatto “scoperto” la decisione dell’ex erede. L’ex senatore socialista è stato magniloquente nei suoi confronti, esprimendosi “il suo dolore” dopo la decisione ” straordinario “ di un uomo “buono”, “discreto”, “equilibrato”che non voleva “essere causa di disordine”.

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