Franco Cavalli: “Negli anni ’70 si diceva che il miglior medico del Ticino fosse il treno per Zurigo” – rts.ch

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Leader mondiale in oncologia, Franco Cavalli ha recentemente ricevuto negli Stati Uniti un prestigioso premio che premia la sua intera carriera. Un “grande orgoglio” per il medico ticinese che, creando l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, è riuscito a collocare il suo cantone sulla mappa mondiale della ricerca sul cancro.

Alla fine degli anni ’70, al termine degli studi di medicina compiuti tra Berna, Milano, Bruxelles e Londra, Franco Cavalli decide di tornare nel suo cantone d’origine, il Ticino, per esercitare la sua specialità, l’oncologia. All’epoca, ricorda, tutti pensavano che fosse pazzo.

«All’epoca in Ticino non c’era niente per i malati di cancro, era davvero il Medioevo», ha detto giovedì a La Matinale. “Il Ticino era un bel posto per andare in vacanza, tutto qui. Quando sono arrivato nel 1978, si diceva che il miglior medico del Ticino fosse il treno per Zurigo.”

Allora in Ticino non c’era niente per i malati di cancro. Era davvero del Medioevo

Franco Cavalli, oncologo, vincitore del Premio dell’American Association for Cancer Research

Ma 50 anni dopo, le cose sono cambiate. Franco Cavalli, oggi un’autorità mondiale nel campo dei tumori, ha inserito il Ticino nella mappa mondiale della ricerca sul cancro creando nel 1981 a Bellinzona l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOSI), un centro di cura e di ricerca di fama mondiale.

Lo scorso aprile l’American Association for Cancer Research gli ha conferito un prestigioso premio alla carriera. Un coronamento per il medico ticinese, oggi 81enne, che, oltre alla sua lunga carriera di oncologo, ha dedicato molti anni alla politica, in particolare al Consiglio nazionale dal 1995 al 2007 per il Partito socialista.

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Grande orgoglio

Cosa ha provato il 7 aprile a San Diego quando ha ricevuto il suo premio? Tanta emozione, grande orgoglio ed enorme soddisfazione, risponde. “Sono davvero orgoglioso, da ticinese, di essere riuscito a dimostrare che qui si possono fare le stesse cose che altrove”.

In quasi cinquant’anni di carriera, il locarnese ha saputo testimoniare un’evoluzione, se non una rivoluzione, nel campo dell’oncologia, sia in termini di ricerca, di cure o anche di cura del paziente. Tra gli anni ’70 e oggi la situazione è completamente diversa, osserva.

Quando ho iniziato, negli anni ’70, tutti i giovani che si ammalavano di cancro ai testicoli morivano. Oggi possiamo curarli tutti.

Franco Cavalli, oncologo

“Quando ho iniziato negli anni ’70, ad esempio, tutti i giovani che avevano il cancro ai testicoli morivano. Oggi possiamo curarli tutti. E alcuni, come Lance Armstrong, possono anche vincere il Tour de France”, si rallegra.

Un cambio di paradigma che ha quindi spinto i medici a rivedere il modo in cui si prendono cura dei propri pazienti e a comunicare loro la triste diagnosi. “50 anni fa era il medico a decidere. Oggi diamo più importanza alla collaborazione con il paziente, diamo più informazioni e ci preoccupiamo di più della qualità della vita dei pazienti.”

Soprattutto, non mentire

Il suo principio? Soprattutto, non mentire al paziente. Ma non c’è nemmeno bisogno che questi ultimi sappiano tutto subito, “come tendono a fare gli americani che danno subito i dati statistici”.

I numeri sono solo statistici, vale a dire che tre mesi di sopravvivenza statistica possono significare anche uno o dieci mesi

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Franco Cavalli, oncologo

“I pazienti attraversano diverse fasi. Ci sono momenti in cui vogliono sapere e altri in cui non lo vogliono e questo è un loro diritto. Non dovresti mentire loro. Quando ti fanno una domanda, va bene. Devi rispondergli Onestamente.” Prima di aggiungere che non bisogna smantellare tutte le loro speranze, “perché le cifre sono solo statistiche, vale a dire che tre mesi di sopravvivenza statistica possono anche significare uno o dieci mesi”.

Un aspetto psicologico importante

Ecco perché l’aspetto psicologico è molto importante quando si tratta di dare una brutta notizia a un paziente, continua, soprattutto perché gli errori diagnostici rimangono sempre possibili. “Bisogna stare attenti a quello che si dice, non bisogna esagerare nulla e restare prudenti soprattutto bisogna tenere conto dello stato psicologico del paziente”. Durante gli studi, Franco Cavalli ha lavorato per tre anni anche in questo campo, «cosa che lo aiuta molto nel parlare con i pazienti», rivela.

Oltre alla cura del paziente, anche i trattamenti si sono evoluti in modo significativo. Va detto che la ricerca ha investito moltissimo in questo settore negli ultimi anni. Ma secondo lui ora bisognerebbe porre maggiormente l’accento sulla diagnosi precoce della malattia “che è l’arma migliore per curare i malati di cancro”. Sono in corso anche diverse ricerche per cercare di individuare alcuni tumori attraverso un semplice esame del sangue, sfruttando anche l’intelligenza artificiale. Lo specialista è certo: “oggi dobbiamo investire massicciamente nella prevenzione e nella diagnosi precoce”.

Commenti raccolti da Delphine Gendre

Testo web: Fabien Grenon

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