un dilemma impossibile per l’eurodeputato

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JULIEN DE ROSA/AFP Il dilemma di Raphaël Glucksmann (qui il 30 maggio a Parigi) di fronte al nuovo Fronte Popolare

JULIEN DE ROSA/AFP

Il dilemma di Raphaël Glucksmann (qui il 30 maggio a Parigi) di fronte al nuovo Fronte Popolare

POLITICA – La partitura del solista. Da quando i vari partiti di sinistra si sono accordati per lavorare su un “nuovo fronte popolare” in vista delle elezioni legislative, nella tarda serata di lunedì, molte voci hanno mostrato il loro sollievo in un momento storico.

Tutte le voci? Quasi. Anche le personalità più refrattarie alla Nupes, la Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale nata nel 2022 per inviare 150 deputati a Palazzo Borbone, sostengono oggi il movimento, in un momento in cui l’estrema destra colpisce alle porte del potere.

In Occitania, Carole Delga afferma ad esempio che farà tutta la sua parte, sulla scia di Yannick Jadot (EELV) o Fabien Roussel (PCF), tre eletti non necessariamente inclini due anni fa a riunire tutti sotto la stessa bandiera. In realtà la mosca di oggi si chiama Raphaël Glucksmann.

Alleati con i ribelli…

Il partito da lui fondato, Place Publique, ha firmato lunedì sera il comunicato stampa congiunto che apre la strada al raduno delle diverse cappelle. Ma i suoi luogotenenti sembrano voler fare marcia indietro questo martedì, insistendo sul rispetto delle linee rosse nel prossimo programma. Se c’è un programma.

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In effetti, l’eurodeputato si trova in una posizione scomoda. Dopo aver promesso ai suoi attivisti di farsi garante di una rinnovata socialdemocrazia durante tutta la sua campagna, eccolo – come tutti gli altri – colto di sorpresa dallo sconvolgimento deciso all’Eliseo. Più precisamente, si trova di fronte ad un dilemma che rischia di non offrirgli uno sbocco favorevole.

La prima opzione sarebbe quella di aderire all’accordo che si sta stipulando tra il PS, France Insoumise, gli ambientalisti e il Partito Comunista. Per candidarsi, perché no, a qualche nomination. Un’ipotesi interessante, reclamata a gran voce dai vari partiti, dai loro militanti e dai sindacati, ma che per Raphaël Glucksmann equivarrebbe a giocare con i melenchonisti che non ha mai smesso di ridicolizzare. E, così facendo, ha messo la spugna su un’aspra campagna europea, di cui non ha potuto assaporare il risultato: un punteggio a doppia cifra che lo ha posizionato chiaramente in testa alla corsa a sinistra.

Non è un caso che tra i pochi punti che l’eurodeputato tenta di imporre vi sia la condanna di “ brutalità » della vita politica. Evidentemente non ha dimenticato gli attacchi violenti dei ribelli, suoi avversari di ieri, che lo accusavano, tra l’altro, di non essere abbastanza disponibile nel sostenere Gaza, di rappresentare l’avanguardia del nuovo olandeseismo o di voler promuovere la guerra contro la Russia. .

O correre il rischio di dividere la sinistra?

Difficile in queste condizioni, dopo lo scambio di nomi e l’evidenziazione delle fratture – talvolta esagerate – fare i conti con la formazione che avrebbe voluto bandire dalla sinistra. E questo gli ha fatto bene.

L’altra opzione per l’interessato sarebbe quindi quella di restare sulle proprie posizioni, ritenendo che non sussistano i presupposti per l’unione. Per il momento Raphaël Glucksmann cita il sostegno alla resistenza ucraina, la costruzione europea, l’abrogazione della riforma delle pensioni o il rispetto del dibattito pubblico come altrettante linee rosse.

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Tuttavia questi punti finora non sono stati messi in discussione dagli Insoumi. Anche il gruppo della sinistra radicale ha abbandonato il programma Nupes, che voleva tuttavia imporre nuovamente, e sembra intenzionato a lasciare da parte Jean-Luc Mélenchon per questo accordo.

Da allora in poi Raphaël Glucksmann correrà il rischio di essere visto come il principale divisore della sinistra. Peggio ancora, assumendo il ruolo di colui che favorisce in definitiva l’avvento al potere del Raggruppamento Nazionale. Questo campo che ha stabilito come nemico numero uno sin dal suo coinvolgimento in politica. Nemmeno facile.

In questo senso, sono eloquenti le reazioni alla decisione della federazione socialista di Parigi (strettamente legata a Raphaël Glucksmann e resistente a Nupes) di presentare candidati in ogni collegio elettorale della capitale, senza attendere un’eventuale unione. “ Che incoerenza… » respira, ad esempio, l’ecologista David Cormand sui social network, all’unisono con eletti o attivisti indignati. Una prova che non mancherà di influenzare Raphaël Glucksmann se seguirà la stessa strada. Le note sbagliate sono sempre più evidenti in un assolo.

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