Lo sconvolgente processo contro due bracconieri del Lot che sparavano di notte in macchina

Lo sconvolgente processo contro due bracconieri del Lot che sparavano di notte in macchina
Lo sconvolgente processo contro due bracconieri del Lot che sparavano di notte in macchina
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Di

Jean-Claude Bonnemère

pubblicato su

25 maggio 2024 alle 7:46

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Due falsi cacciatori del Lot, quelli veri bracconiericaduto nel Lotto reti della gendarmeriaè apparso prima del Tribunale penale di CahorsQuesto Giovedì 23 maggio 2024.

Nel complesso, P. e B. presentano quasi tutti i reati che potrebbero delineare il profilo di un bracconiere senza scrupoli; anche se Io François Faugèreper venire in soccorso del suo cliente, osa evocare le leggendarie scene tratte da “ Il castello di mia madre” di Marcel Pagnol.


Una serie di illeciti

Il presidente Philippe Clarissou elenca i reati (tre infrazioni e quattro multe) contestati ai due imputati P. e B.:

– caccia non autorizzata in riunione, notturna, con l’uso di un veicolo e con porto d’armi,

– trasporto senza motivo legittimo di armi, munizioni o loro elementi di categoria C da parte di almeno due persone,

– detenzione senza dichiarazione di armi, munizioni o loro componenti di categoria C,

– trasporto di selvaggina uccisa utilizzando attrezzature o strumenti vietati,

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– trasporto di selvaggina morta soggetta al piano di caccia non contrassegnato o non identificato,

– caccia senza piano di caccia individuale obbligatorio,

– perquisizione, inseguimento di selvaggina utilizzando una sorgente luminosa senza autorizzazione.

Per il P. si aggiunge il reato di caccia senza licenza o autorizzazione a cacciare.

I fatti incriminati sono stati commessi nel territorio dei comuni di Anglars-Juillac, Les Junies, Castelfranc, Lherm, Labastide-du-Vert, Goujounac, Puy-l’Evêque… nel periodo dal 1ehm Da luglio 2023 al 19 dicembre 2023.

La Federazione dei Cacciatori di Lot, il cui presidente Michel Bouscary era presente all’udienza, i cui interessi sono rappresentati da Me Emilie Geffroy e dall’Associazione per la Protezione degli Animali Selvatici (ASPAS), si è costituita parte civile.

Fin dall’inizio, Me Faugère, l’avvocato di P., interviene per sollevare due questioni procedurali. D’une part, l’avocat s’inquiète du fait de la dénonciation anonyme, sur laquelle s’est appuyée la procédure, sans consultation du juge de la liberté et de la détention, ce qui serait à ses yeux contraire, aux règles de diritto. “L’indagine su queste denunce di bracconaggio è iniziata solo in seguito alle testimonianze anonime”, osserva. L’avvocato solleva, invece, la nullità della citazione, stante la mancanza di precisazioni circa la natura e il numero degli animali trasportati. “Non possiamo continuare senza dettagli, senza sapere di cosa stiamo parlando esattamente! » canta l’ex presidente dell’ordine degli avvocati. Chiede l’annullamento del verbale su cui si fonda l’accusa. Me Mustapha Yassfi, avvocato di B., sostiene l’approccio del suo collega.

Da parte sua, Noémie Paysant, a nome del pubblico ministero di Lot, ritiene che la testimonianza anonima che ha motivato il procedimento costituisca una semplice informazione che ha permesso di indagare e di confondere gli imputati. Assicura che non è necessario annullare la procedura. La vicenda viene unita al merito, secondo la formula stabilita e il processo riprende il suo corso.

Armi, mille colpi di munizioni, 106 kg di selvaggina congelata…

“Tutto è iniziato con informazioni anonime che riportavano diverse denunce di bracconaggio perpetrate in diversi comuni della valle del Lot” spiega il presidente Clarissou. Da allora è stata posta in essere una sorveglianza che non è riuscita a identificare i fatti, fino alla denuncia di P. e B. da parte di un testimone che ha voluto restare anonimo.

Il 16 dicembre 2023, P. è stato avvistato uscire di casa al volante della sua auto e armato di un’arma, prima di tornare a casa poche ore dopo, con un animale ucciso… A casa di P., gli investigatori hanno trovato un mille colpi di munizioni, armi, un proiettore e 106 kg di selvaggina varia congelata. Dal suo veicolo sono state sequestrate anche munizioni per fucili e fucili. Sul suo cellulare appaiono foto e informazioni sulle armi da caccia…

Presso B. gli inquirenti hanno messo le mani anche su armi e munizioni. Hanno sequestrato attrezzature per il taglio e 33 kg di selvaggina congelata.

Nel procedimento compaiono altre due persone i cui ruoli definiti “accessori” non daranno luogo a procedimento giudiziario. Il presidente sottolinea diversi tipi di questioni; la sicurezza, a causa dei fatti commessi di notte, la quiete pubblica, visti i disagi arrecati ai residenti della zona, preoccupati di udire gli spari. I diritti di caccia violati dai due imputati contrastano con gli sforzi compiuti dalla Federazione dipartimentale e dalle società di caccia locali, per garantire il rispetto delle norme vigenti. Più che brutta impressione, il fatto che siano stati ritrovati diversi animali morti, abbandonati… “Un piacere uccidere? » chiede il signor Clarissou. Nessuna risposta…

Il tribunale si trova di fronte ad un imputato (P.) che si chiude in un certo silenzio, mentre B., il suo compagno, cerca di rispondere alle domande, anche a costo di commettere uno sproposito, così: “Signor Presidente, lei’. stai mentendo! »

Il presidente salta sulla sedia: “Cosa vuoi dire! Io mento ? Potete ripetere ? »

“Sì, sta mentendo, signor presidente! » ripete stupidamente B. quando avrebbe voluto dire “Signor Presidente, si sbaglia! » B. voleva dire che è titolare di licenza di caccia. Il signor Clarissou spiega a B. che il titolare della licenza di caccia non è esentato dall’obbligo di dichiarare le sue armi, cosa che non aveva fatto. L’atmosfera è elettrica. Il presidente fa evacuare una giovane donna seduta in prima fila, che continua a mormorare commenti.

Uno guidava, l’altro tirava…

Dall’esame del fascicolo del presidente risulta che i due uomini hanno utilizzato un metodo operativo piuttosto sordido, modalità “rodeo”: uno guidava l’auto con i finestrini aperti, l’altro sparava… A volte addirittura, ognuno sparava per conto proprio. .. In totale sarebbero state effettuate una ventina di uscite per rintracciare la selvaggina nel cuore della notte. Le immagini trovate sugli smartphone fungono da trofei. E risulta che in certi momenti i colpi venivano sparati per il piacere di uccidere animali lasciati lì… P. ammette di non aver aspettato che B. andasse a caccia di frodo… Precisa che talvolta uscivano su richiesta per soddisfare ordini: “Volevano carne, quindi ne avremmo preso un po’!” » indica B. Il loro viaggio li portò in numerosi paesi della valle del Lot e della vigna di Cahors, sia per mangiare che per rivendere.

– B. di 19 anni, padre di un figlio, sconosciuto ai servizi di giustizia, si definisce lavoratore. Sta cercando lavoro e afferma di essere stato motivato, “a mangiare”!

– P. di 31 anni, padre di 4 figli, si presenta come libero professionista nel settore meccanico. Ha 10 menzioni nella sua fedina penale (tra cui violenza, ribellione, droga, ecc.). Suggerisce che stava semplicemente mettendo a disposizione il congelatore…

I due uomini capirono che la situazione non sarebbe cambiata a loro favore, così finirono per ammettere di aver “commesso un grosso errore”, e cercarono come meglio potevano di pentirsi.

Azioni intollerabili per la Federazione della Caccia

Me Emilie Geffroy, rappresentante degli interessi della Lot Hunting Federation, denuncia le azioni dei due imputati riguardo a cosa sia la caccia, con regolamenti molto severi. L’avvocato sottolinea la gravità del bracconaggio che non rispetta la biodiversità e danneggia l’immagine della caccia. Chiede 1.000 euro per danno morale, per “danneggiamento dell’immagine della caccia” e per danno materiale chiede 570 euro corrispondenti al numero di animali uccisi senza aver pagato il diritto di riscossione e 800 euro per spese legali.

“La caccia non è sparare, non è guerra; questo richiede rispetto di regole ed etica! » continua MMe Pagatore per conto del Pubblico Ministero. E continua: “Se vogliamo che la caccia venga rispettata, dobbiamo cominciare con un comportamento dignitoso! » È indignata per il comportamento dei due imputati che hanno dimostrato il contrario di quanto ci si aspetta dai cacciatori. Ai suoi occhi, i reati sono gravi e richiede:

– nei confronti di B: 6 mesi di reclusione con sospensione della pena, divieto di porto d’arma per un periodo di 5 anni, ritiro della licenza di caccia con divieto di riprenderla prima di 3 anni, confisca delle armi utilizzate per commissione dei reati, confisca del materiale sequestrato e sanzione pecuniaria di € 400, per le 4 sanzioni trattenute,

– nei confronti del P. già noto ai giudici, richiede 6 mesi di reclusione (modificabili), il ritiro della licenza di caccia con divieto di riprenderla prima di 3 anni, la confisca delle armi e del veicolo utilizzati nella commissione dei reati, oltre alla sanzione pecuniaria di euro 500, corrispondente alle sanzioni comminategli.

“Per definizione, la caccia non rispetta il benessere degli animali! »

Me François Faugère pone la domanda: cos’è la caccia? La sua risposta: “Andare in giro con una pistola… è mangiare…; una pratica ancestrale…! Questo sta uccidendo per definizione! La caccia non rispetta il benessere degli animali! » Basandosi su questa definizione, l’ex presidente dell’ordine degli avvocati si azzarda a evocare Marcel Pagnol e “Il castello di mia madre”, un approccio sorridente al bracconaggio. Poi, l’avvocato torna alle sue dichiarazioni preliminari per offendersi del fatto che il suo cliente non sia stato assistito da un avvocato come sarebbe stato possibile. L’ex presidente dell’Ordine degli Avvocati protesta contro la richiesta del Pubblico Ministero di sequestrare il veicolo di P. nonostante sia “il suo strumento di lavoro” per svolgere il suo lavoro meccanico. “Accetto di confiscare le armi, ma non il veicolo!” » infuria. E chiede al tribunale di rivedere al ribasso l’importo delle condanne richieste.

Ultima cartuccia della difesa, con Me Mustapha Yassfi, avvocato di B. L’ex presidente dell’Ordine degli avvocati spiega che il suo assistito è vittima di una denuncia proveniente da un regolamento di conti familiari. Sostiene che il suo cliente possiede una licenza di caccia e conosce le regole. “Erano goffi, mentre c’era sovrabbondanza di selvaggina e danni ai raccolti! » supplica. Chiede alla Corte di pronunciare una sentenza clemente tenendo conto che B. ha collaborato nel rispondere a tutte le domande.

L’immagine bucolica d’altri tempi, del bracconaggio alla Marcel Pagnol, si imporrà nella mente della corte? Non è sicuro ! Risposta il 13 giugno, data in cui il tribunale penale di Cahors pronuncerà la sua sentenza.

Si trova sul settimanale La Vie Quercynoise, in uscita giovedì 30 maggio 2024.

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