Il Covid si prende una pausa, ma resta in agguato in Belgio

Il Covid si prende una pausa, ma resta in agguato in Belgio
Il Covid si prende una pausa, ma resta in agguato in Belgio
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Nelle ultime settimane, il Belgio ha registrato un aumento dei casi di covid, particolarmente segnato da una ripresa di alcune sottovarianti del virus. Inizialmente le autorità sanitarie hanno mostrato preoccupazione per l’aumento del numero di casi positivi in ​​diverse regioni, anche se la pressione sugli ospedali è aumentata solo di poco. Gli esperti hanno attribuito questa situazione all’inizio dell’anno scolastico e alla ripresa delle attività indoor, che favoriscono la circolazione del virus.

A metà ottobre, tuttavia, l’Istituto di sanità pubblica di Sciensano ha confermato che, dopo diverse settimane di aumento, il numero di casi di covid aveva ripreso a diminuire. Due indicatori sono serviti come base per stabilire questa osservazione: l’analisi delle acque reflue e i dati raccolti dai cento medici di medicina generale “guardiani” che effettuano strisci per determinare quali virus circolano nella popolazione. Inizialmente, i test effettuati sulle acque reflue hanno indicato una tendenza all’aumento del virus nonché un elevato tasso di circolazione. Ma tutti gli altri indicatori erano verdi.

Il virus, però, è in agguato. I sintomi riportati dai pazienti includono: febbre, affaticamento, mal di gola, tosse moderata, dolori muscolari, perdita del gusto e dell’olfatto.

È necessaria la vigilanza

La vigilanza resta necessaria in tutti i casi, in particolare per i gruppi più vulnerabili come gli anziani e gli immunocompromessi. Proseguono le campagne vaccinali, in particolare di richiami, per limitare le forme gravi della malattia. Si consiglia di lavarsi regolarmente le mani e di ventilare gli spazi chiusi. La maschera resta un valido aiuto negli spazi pubblici.

Ciò dimostra ancora una volta che non bisogna prendere alla leggera il covid.

Marc Van Ranst

virgologo

Un test PCR può essere raccomandato alle persone a rischio di sviluppare una forma grave di Covid, ad esempio, per iniziare un trattamento antivirale. Il medico può anche prendere in considerazione la possibilità di sottoporre a test tutti i membri di una famiglia dopo un contatto problematico.

Sappiamo anche che un nuovo ceppo di covid chiamato XEC è stato rilevato in una trentina di paesi, tra cui Belgio, Lussemburgo, Francia, Danimarca, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti. Secondo gli esperti le sue proprietà non sono molto diverse da quelle delle varianti che circolavano in precedenza. Ma questo ceppo ha la capacità di infettare più persone.

XEC potrebbe quindi superare rapidamente la sottovariante iperinfettiva KP.3.1.1, che attualmente è la più diffusa. Gli esperti ritengono che i vaccini anti-Covid esistenti dovrebbero dimostrarsi efficaci nel combatterlo.

Aumento del rischio di diabete di tipo 2

Nei giorni scorsi il virologo fiammingo Marc Van Ranst ha fatto eco a uno studio americano che evidenziava un aumento del rischio di diabete di tipo 2 nei bambini e negli adolescenti dopo l’infezione da coronavirus. Nei bambini ricoverati in ospedale il rischio è tre volte superiore rispetto a quelli ricoverati per un’altra infezione. “Ciò dimostra ancora una volta che non dobbiamo prendere il covid alla leggera”, ha affermato lo scienziato, sottolineando la rarità finora del diabete di tipo 2 nei bambini.

Guardando il livello attuale, siamo a metà strada tra la linea di base e gli elevati picchi invernali che abbiamo sperimentato lo scorso inverno.

Steven Van Gucht

virologo

Allora, a che punto siamo esattamente in termini di rischio pandemico? L’oscillazione delle curve non consente attualmente di trarre conclusioni precise.

Lo scorso settembre il virologo Steven Van Gucht si era detto preoccupato. “Se guardiamo al livello attuale, siamo a metà strada tra la linea di base e gli alti picchi invernali che abbiamo sperimentato lo scorso inverno”, ha spiegato. Non si aspettava però un’onda eccezionale. “La curva dovrebbe probabilmente stabilizzarsi in poche settimane”. Ciò si è rivelato corretto, come indicano i dati di metà ottobre.

C’è però una grande incognita: l’arrivo dell’influenza. “Ciò che non vogliamo – ha aggiunto Steven Van Gucht – è che alcune ondate si sovrappongano. Ad esempio, una grande ondata di influenza e una grande ondata di coronavirus allo stesso tempo. Ciò rappresenterebbe un doppio onere. Quindi speriamo che la prossima ondata di coronavirus sia ancora lontana qualche mese”.

I farmacisti continueranno a vaccinare contro l’influenza

Nel frattempo le autorità belghe raccomandano di vaccinarsi anche contro l’influenza. Per rilanciare il movimento, la Commissione Salute della Camera ha approvato all’unanimità un disegno di legge che autorizza i farmacisti a somministrare i vaccini antinfluenzali per un altro anno.

Nel 2023, nonostante le proteste delle associazioni dei medici, i farmacisti sono stati autorizzati a somministrare i vaccini antinfluenzali ai propri pazienti. Questa misura aveva lo scopo di arrestare la tendenza al ribasso delle vaccinazioni. Si rinnova quindi. “Ciò è nell’interesse della nostra salute pubblica, poiché la stagione influenzale si avvicina rapidamente”, ha sottolineato il deputato socialista fiammingo Jan Bertels.

In Belgio, tra l’autunno 2023 e l’inizio del 2024, sono stati somministrati nelle farmacie quasi 290.000 vaccini antinfluenzali.

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