Aumentata la videosorveglianza nelle stazioni di polizia di Ginevra

Aumentata la videosorveglianza nelle stazioni di polizia di Ginevra
Aumentata la videosorveglianza nelle stazioni di polizia di Ginevra
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Ha suscitato commozione il tragico incidente accaduto all’inizio dell’anno tra i “violini” della Vecchia Polizia (VHP). Il 3 gennaio e il 22 febbraio, un uomo e poi una donna sono stati trovati morti in queste celle che ospitano gli arrestati prima che si decidesse di metterli a disposizione della Procura o di rilasciarli. La scoperta delle vittime è avvenuta probabilmente diverse ore dopo la loro morte, poiché la scena non era dotata di telecamere.

Il deputato del PLR Murat-Julian Alder ha poi interrogato il Consiglio di Stato sugli apparecchi di videosorveglianza detenuti dalla polizia. L’Esecutivo ha appena risposto: il sistema, allo studio ben prima di questi decessi, è destinato ad espandersi; ma non in tutti i posti.

Quando si parla di violini bisogna distinguere due tipi di cellule. Quelli “di transito”, per così dire, dislocati nei commissariati di quartiere; i detenuti rimangono lì solo per poche ore prima di essere rilasciati o trasferiti. Al VHP in particolare, questa volta nelle celle di “ritenzione”, dove possono trascorrere fino a 48 ore.

Le celle di transito potrebbero essere tutte dotate di telecamere entro il 2027. Ciò avviene già in tre stazioni (Pâquis, Plainpalais e Carouge); dovrebbero seguire gli altri venti cantonali, indica il Dipartimento delle istituzioni e degli affari digitali (DIN). Attenzione, avverte il suo portavoce, Laurent Paoliello: “Stiamo parlando di immagini registrate in continuazione, ma non c’è qualcuno permanentemente dietro uno schermo che le possa visionare 24 ore su 24. Possono essere utilizzati come prova nell’ambito di un’indagine o in caso di problema, su richiesta della Procura. La sorveglianza dei detenuti viene effettuata sul posto, da parte del personale postale”.

In particolare, è previsto che le immagini siano dotate di un filtro ottico a livello del WC “per preservare la privacy del detenuto”. Non potranno filmare le aree riservate agli agenti di polizia (bagni, uffici, spogliatoi, ecc.). Le telecamere potrebbero essere riprese, ad esempio, anche durante il colloquio tra un avvocato e il suo cliente. Budget complessivo del sistema: 4,7 milioni di franchi.

Nei corridoi della Vecchia Polizia (e in quelli della Procura), gestiti dall’Ufficio cantonale di detenzione e non dalla polizia stessa, “non è prevista l’installazione di telecamere”, informa Laurent Paoliello.

Sono ancora in corso “discussioni” sull’uso della videosorveglianza come in altre stazioni, oppure di un dispositivo con personale permanentemente dietro uno schermo. Per fare ciò, l’impegno necessario di almeno sei equivalenti a tempo pieno, i costi del sistema (260.000 franchi e 15.000 franchi di mantenimento annuale) e la legalità del sistema in termini di protezione della sfera privata rischiano di prolungare i dibattiti. Salvo chein definitivale conclusioni dell’inchiesta ancora in corso sui due morti al VHP non accelerano i tempi.

I (dis)vantaggi del video

Secondo la DIN la presenza delle telecamere presenta diversi aspetti positivi. Forniscono prove in caso di rimostranze o denunce da parte dell’imputato. Riducono anche il rischio di incidenti perché hanno “un effetto deterrente” in termini di aggressione o automutilazione. Infine, aumentano la velocità di intervento. Ma su questi ultimi due punti, «un sistema del genere sarebbe davvero efficace solo se il personale visionasse le immagini in diretta 24 ore su 24», precisa il Dipartimento. Quest’ultimo rileva però che la conservazione delle immagini, fissata a 100 giorni, rappresenta “una sfida tecnica considerevole”. Anche i limiti giuridici del sistema costituiscono una difficoltà nella sua attuazione.

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